Giovanna Garbuio

Giovanni di Gamala cosa c’entra con Gesù?

Giovanni di Gamala è un personaggio storicamente sostenibile, Gesù dei vangeli canonici no! Secondo questa teoria (che voglio sottolineare è una teoria, certo argomentata, ma senza alcuna pretesa di certezza) Giovanni di Gamala e Gesù Nazareno sono la stessa persona.

Giovanni di Gamala
Giovanni di Gamala

Giovanni di Gamala è un’ipotesi interessante

Giovanni di Gamala è una delle ipotesi più interessanti e più facilmente sostenibile, elaborata da noti ricercatori da tutto il mondo, sulla storicità di Gesù/Giovanni di Gamala.

Giovanni di Gamala pare sia l’uomo realmente vissuto (Giuseppe Flavio pare parli di un Giovanni di Gamala nell’ottavo capitolo del VII libro della “Guerra giudaica”) che, per motivi ignoti e che probabilmente rimarranno tali per sempre, è diventato il protagonista, il perno della costruzione della catechesi Romano/Cristiana.

Fonti storiche

Giovanni di Gamala
Giovanni di Gamala

Premesso dunque che la storicità della figura canonica di Gesù descritta dalla letteratura della chiesa cristiana è una questione del tutto aperta sulla quale ci sono più certezze circa chi non poteva essere stato e cosa non poteva aver fatto che in merito a chi era e cosa ha effettivamente fatto, risulta chiaro che ciò che si può dire di Gesù Nazareno sono solo ipotesi indiziarie più o meno credibili, ma sicuramente prive di alcuna certezza determinata dalle prove storiografiche.

I vangeli canonici non sono documenti storiografici scientificamente attendibili, nè biografie di Gesù scritte da testimoni oculari, quanto piuttosto sintesi e distillati di detti e tradizioni orali la cui origine è da ricercare nel vissuto delle prime comunità che si fecero interpreti dell’insegnamento apostolico […] Poco possiamo sapere, non solo sulla presenza storica di Gesù, ma anche su ciò che fu il messaggio primitivo che si colloca a monte delle interpretazioni che ne diedero le comunità cristiane della seconda metà del I secolo.

Gianni Tadolini

Stiamo parlando di ipotesi, sia per quanto riguarda la figura canonica della chiesa, sia per tutte le altre possibilità, compresa quella di Giovanni di Gamala o chi per lui.

Naturalmente non esiste nessuna prova storica circa il fatto che Gesù sia nato da una vergine e nemmeno che sia resuscitato dopo essere stato crocifisso o che abbia istituito il sacramento dell’eucarestia. Inoltre queste e altre questioni ormai culturalmente indiscutibilmente acquisite, storicamente sono con accettabile certezza attribuibili alla creatività di San Paolo/Saulo di Tarso.

Oltre alla letteratura canonica della chiesa cristiana, altri scritti che parlano della figura di Gesù sono i cosiddetti vangeli apocrifi e gnostici, alcuni dei quali redatti piuttosto tardivamente, tutti risultano molto fantasiosi e per niente attendibili da un punto di vista storiografico. I testi più utili per delineare la figura del Nazareno sono i vangeli gnostici alcuni dei quali pare siano stati redatti prima dei vangeli canonici (che sono tutti posteriori all’intervento di San Paolo).

Gli scrittori latini che accennano sbrigativamente alla figura di Gesù, senza mai però chiamarlo per nome, ma identificandolo con l’appellativo “il Cristo”, sono Tacito, Svetonio e Plinio il Giovane. Tutti e tre gli autori descrivono il Cristo come un rivoluzionario ribelle, fomentatore di disordini armati. Per inciso ci fa notare Emilio Salsi che Tacito testimonia le gesta di  Vitellio al confine con la Parthia, ma non parla delle sue due azioni in Giudea nel 36, e nel 37 d.C., facendoci intendere che ci sia stato un intervento di censura.

L’autore più prolifico sul tema di Gesù Nazareno è Giuseppe Flavio che ne parla in “Antichità Giudaiche”, dove si trova il brano definito “testimonium flavianum“, a cui si deve la maggiore prova della storicità di Gesù. L’autenticità di questo passo è fortissimamente dubbia. Pare infatti ormai abbastanza certo che si tratti di un’interpolazione degli scribi cattolici avvenuta nei secoli successivi rispetto all’attività di Giuseppe Flavio, a cui si rifanno le versioni più antiche che possediamo ( VIII, IX, X sec. d.C.).

Inoltre sembrerebbe che negli scritti di Giuseppe Flavio, altrove decisamente prolifico di particolari (per quanto spesso faziosi e di parte), ci sia uno strano vuoto dal censimento del 6 d.C. e in particolare dal 19 d.C. (morte di Germanico)  fino al 35 d.C. periodo in cui vengono citati personaggi e questioni irrilevanti, proprio come se fosse intervenuta la medesima censura teorizzata in Tacito.

Lo stesso strano vuoto viene riscontrato nella “Storia Romana” di Dione Cassio  riferita alla stessa epoca e alle gesta sempre di Vitellio a Gerusalemme (LVIII 19,5 e 26, 1/4; LIX 27, 2/6).

Gli altri testi che parlano di Gesù sono gli scritti dei padri della chiesa (Ireneo, Origene, Clemente, Eusebio di Cesarea) naturalmente tutti pesantemente apologetici della dottrina cattolica e decisamente di parte, tanto da non poter essere certamente assunti come prove imparziali o testimonianze credibili.

Ciò che è certo e storicamente uniformemente testimoniato e provato è che la situazione di quegli anni in Palestina era quella di una terra,in pieno fermento rivoluzionario, dominata dai romani ossia governata subordinatamente all’impero romano dalla dinastia regale Erodiana e dalla casta sacerdotale dei Sadducei, entrambi fortemente collusi coi romani.

All’interno di un contesto di simil guerra civile si muovevano alcuni gruppi ebraici oppositori e ribelli al sistema, di cui i più conosciuti sono certamente gli esseni e gli zeloti.

Atteggiamento della chiesa

Per lunghi e numerosi secoli l’istituzione ecclesiastica ha severamente proibito tre cose:
1) Possedere in privato libri della Bibbia inclusi in particolare i vangeli.
2) Tradurli in lingua volgare comprensibile al popolo.
3) Leggerli in proprio al di fuori della guida del sacerdote.

La cosa era così importante che anche contravvenire ad una sola delle tre regole che abbiamo citato avrebbe portato direttamente di fronte al tribunale della sacra inquisizione con il serio pericolo di ottenere una condanna a morte.

David Donnini
scritture manipolate
Immagine tratta dal video di David Donnini
manipolazione delle scritture
Immagine tratta dal video di David Donnini

Perché tutto questo? (…) Una ragione è senz’altro da individuare nel fatto che l’analisi ragionata delle scritture del NuovoTestamento non può che portare a riconoscere il procedimento artificioso e mistificatorio con cui certe narrazioni sono state composte in palese contrasto con la verità storica, nel tentativo di produrre un Gesù della fede, che non ha proprio nulla a che fare con il Gesù della storia.

David Donnini

I Vangeli canonici

E’ appurato storicamente, non è minimamente in discussione, il fatto che i vangeli non sono stati scritti dagli evangelisti, così come sono stati individuati e posizionati nel tempo, ma sono stati assemblati e redatti da intellettuali Cristiani nel II, III, IV secolo d.C. 

I vangeli canonici come dichiara argutamente David Donnini, possono essere paragonati ad un sito archeologico dove si sono via via stratificati i resti di ogni epoca, così i vangeli sono “letteratura stratificata” in cui si legano assieme contenuti, discorsi, argomentazioni, concetti, racconti che appartengono a diverse fasi di un processo di costruzione teologica, partendo da

  • la tradizione orale che circolava tra i discepoli sul ricordo del personaggio storico,
  • la scrittura della tradizione orale appunto in ebraico e in aramaico
  • la grande frattura tra la dottrina paolina e la chiesa di Gerusalemme
  • la teorizzazione di un messianismo cristiano opposto al messianismo ebraico che il personaggio storico rappresentava
  • la scrittura in greco di questa nuova dottrina ad opera dei discepoli di San Paolo 
  • il riadattamento con  tagli, aggiunte, modifiche degli scritti con l’obiettivo di armonizzare le varie fasi precedenti con quest’ultima e di renderli coerenti tra di loro
  • e infine le traduzioni dai testi greci nelle lingue moderne

E questo fatto, già certamente noto prima del loro rinvenimento, è ulteriormente confermato dai rotoli del Mar Morto e dai codici di Nag Hammadi che non è stato possibile trafugare o modificare o distorcere. Infatti noi non abbiamo gli originali dei Vangeli canonici, non sappiamo cosa c’era scritto effettivamente nei vangeli canonici prima di tutti i rimaneggiamenti che le stratificazioni hanno prodotto. Le versioni più antiche che possediamo sono tutte posteriori all’epoca costantiniana cioè al IV secolo d.C.

Gesù come un archetipo

E’ anche ormai abbastanza riconosciuto e acquisito che se Gesù è storicamente esistito non è certamente esistito il personaggio che viene rappresentato dalla catechesi. Certo Gesù Cristo della religione può senz’altro essere considerato un archetipo, anzi questa è un’operazione lecita e auspicabile. Ma non possiamo considerare il Gesù Cristo dei vangeli così come lo conosciamo, una persona univoca che in carne ed ossa ha calcato il suolo terrestre circa 2000 anni fa.

Questo è molto evidente e non ha bisogno di ulteriori argomentazioni. Il personaggio principale e tutti i personaggi secondari che conosciamo sono stati costruiti nei secoli dall’impianto religioso, partendo da San Paolo, passando da Costantino, ai padri della chiesa in avanti, pare sulla base della storicità di questo Giovanni di Gamala.

Stiamo parlando di personaggi di una narrazione realizzata con scopo dottrinale e di culto, che probabilmente fa riferimento a vicende storiche realmente accadute ad una reale persona (o molto più facilmente a due), ma che ha comunque costruito i suoi personaggi in base all’obiettivo religioso che si prefiggeva, non viceversa. Infatti gli archetipi propri del Cristianesimo li ritrovaimo in tradizioni ben precedenti (Osiride-Dioniso, Horus, Mitra, Krishna, Sol Invictus, Esculapio…) e provatamente note a Paolo di Tarso.

La verità storica (l’eventuale Giovanni di Gamala) dunque non ha nulla a che fare con il culto, la fede, gli archetipi. La verità storica è interessante per darci la possibilità di scegliere consapevolmente in quale direzione muoverci, senza imposizioni e dogmi, perchè la vera spiritualità è sempre in armonia con la verità e non ha nulla da temere dalla storia.

Esiste dunque una teoria piuttosto accreditata[1] per la quale Giovanni di Gamala fu il personaggio storico realmente esistito e documentato negli annali (anche se in gran parte scomparsi misteriosamente[2]) da cui fu poi tratta e mitizzata la figura di Gesù di Nazareth (o forse meglio dire Nazareno).

Nazareth o Gamala?

Innanzitutto per una ricerca organica partiamo dalla cittadina di Nazareth a cui si deve secondo i vangeli l’appellativo di Gesù di Nazareth. Pare sia abbastanza certo che Nazareth non esistesse ai tempi di Gesù, ma sia comparsa solo molto più tardi.

“El Nasirah è un villaggio della Galilea posto a circa 400 m di altezza, nel quale la tradizione cristiana riconosce l’antica Nazareth patria di Gesù. Secondo vari studiosi tuttavia, Nazareth (meglio Natzrath o Notzereth) non è mai esistita e l’appellativo Nazareno che accompagna il nome di Gesù negli scritti neotestamentari non indica affatto il suo paese di origine, ma è da ricollegare al vocabolo aramaico Nazira con cui a quei tempi erano chiamati coloro che avessero fatto voto perenne o temporaneo di castità e di astinenza tenendo le chiome intonse per tutta la durata del voto”

M.Craveri “La vita di Gesù” Feltrinelli, Milano, 1974

Lo stesso Giuseppe Flavio, vissuto contemporaneamente a Gesù, fece nei suoi scritti un’accurata descrizione topografica della Galilea senza mai nominare Nazareth. L’attuale villaggio di Nazareth trova testimonianza della sua esistenza solo dal IV secolo d.C.

Inoltre le descrizioni di Nazareth evangeliche non corrispondono alla Nazareth geografica, mentre corrisponderebbero alla descrizione della città di  Gamala e alla sua geografia.

Secondo l’evangelista Luca, Nazareth era “situata sul ciglio del monte” (Luca 4,29) ad est del lago Tiberiade, invece Nazareth si trova in una valle ad ovest di Tiberiade. Nei Vangeli si parla più volte di un monte con precipizio (Luca 4, 16:30) (Marco 3,20 21) di cui nell’attuale Nazareth non c’è traccia. E si parla anche di un mare lungo il quale Gesù insegnava (Marco 4,1). Il lago di Tiberiade dista decine di miglia da Nazareth (ore di cammino). Questa descrizione corrisponde invece alla città di Gamala, così descritta da Giuseppe Flavio:

“si affacciava a mezzogiorno, e la sua sommità meridionale elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città, sotto cui un dirupo privo di mura più brava in un profondissimo burrone”

Giuseppe Flavio “la guerra giudaica” Mondadori Milano 1982

Giovanni di Gamala e l’appartenenza ai Nazirei

Essendo diventata Gamala Nazareth, è scomparso qualsiasi collegamento tra Gesù e la città simbolo della ribellione politica della Palestina: Gamala! Ma soprattutto in questo modo si è eliminato anche qualunque riferimento dell’appartenenza di Gesù alla setta dei Nazirei.

I Nazirei erano gli appartenenti ad una setta di attivisti politici armati, a cui il predicatore, sacerdote, pacifista Gesù dei vangeli evidentemente non poteva appartenere, secondo la visione della Chiesa che ne stava delineando il profilo.

Il punto dunque è che  l’aggettivo Nazareno con cui Gesù viene qualificato (12 volte nei Vangeli e 7 negli Atti degli Apostoli) non avrebbe in realtà attinenza con la cittadina di Nazareth, quanto piuttosto con la sua appartenenza alla setta dei Nazirei. Gesù dunque storicamente, sembrerebbe essere stato un “Nazireo”, non un “Nazaretano”.

Nazireo significa Consacrato a Dio tramite il voto di “Nazir”.

Nel Vecchio Testamento troviamo testimonianza di questo voto nel libro dei Numeri e in quello del Giudici[3]:

“Quando un uomo, o una donna avrà fatto un voto speciale, cioè il voto di Nazireato, per consacrarsi al Signore, si astenga dal vino e dalle bevande fermentate; non beva aceto di vino, né altre bevande inebrianti; non beva alcun succo d’una, né mangi uva, né fresca né secca. Per tutto il tempo del suo Nazireato non mangerà niente di ciò che produce la vite, non gli acini e neppure le bucce d’uva. Per tutta la durata del suo voto di Nazireato non passi rasoio sopra il suo capo; si consideri sacro fino a che non sia terminato il tempo per il quale si è votato al Signore e lasci crescere la chioma dei suoi capelli sul capo”

Numeri 6,2-5

Più avanti si testimonia che al nazireo è anche vietato frequentare cimiteri e  avvicinare i cadaveri, nemmeno nel caso di parenti stretti.

I nazirei erano dunque  consacrati a Dio e facevano voto di non usare forbici e rasoi su capelli e barba e di astenersi dal bere bevande inebrianti (cosa per altro che sarebbe incompatibile con l’istituzione dell’eucarestia). Ma soprattutto i nazirei erano un gruppo di Giudei integralisti nazionalisti, in aperta lotta armata con la dominazione dell’Impero Romano (pagani) in terra santa d’Israele e, perciò combattuti e combattenti sia con l’aristocrazia sacerdotale ebraica sottomessa all’impero, che con i governatori romani e quindi con i regnanti Erodiani anch’essi sottomessi al governo Romano.

Giovanni di Gamala chi era?

Giovanni di Gamala

Giovanni di Gamala

E quindi veniamo a Giovanni di Gamala, personaggio storico vissuto tra i primi anni del I secolo e il 36 d.C. documentato dagli storici,  che in questa descrizione si riconosce a pennello
Giovanni nato a Gamala nel Golan, figlio di Maria e di Giuda il Galileo[4] e nipote di Ezechia di Gamala, discendente davidico della famiglia degli Asmonei[5], Nazireo e Zelota, tentò di rovesciare il potere dell’impero romano sugli ebrei insieme ai suoi fratelli Simone, Giacomo, Giuda e Giuseppe e il nipote Lazzaro (gli stessi nomi degli Apostoli nonché dei fratelli di Gesù (Matteo 13,55)[6]) per restaurare il Regno di Dio in Israele, come dichiaravano le antiche profezie.

Giovanni di Gamala fu catturato dai romani e crocifisso per insurrezione armata nel 36 d.C. dopo essersi insediato a Gerusalemme come Re dei Giudei. Sulla sua croce venne affisso il noto capo di imputazione Iohannes Nazireus Rex Iudaeorum.

Ma partiamo dal principio nella vicenda di Giovanni di Gamala.

Re Erode e gli Asmonei di Giovanni di Gamala

Nel 37 a.C Marco Antonio e Gaio Giulio Ottaviano misero al potere come Re vassallo d’Israele Erode il grande, la cui regalità non fu mai riconosciuta dagli ebrei tradizionalisti, in quanto era edomita o idumeo per parte di padre, quindi di una popolazione semitica che abitava a sud della Palestina storica ed era considerata discendente di Esaù, fratello di Abramo, mentre la madre di Erode era nabatea, ossia appartenente alla popolazione che viveva ulteriormente a sud, in una regione che oggi fa parte dell’Arabia Saudita. Gli edomiti erano stati sottomessi dagli Asmonei ed erano entrati a far parte del regno di Israele, venendo convertiti a forza, ma non venivano considerati ebrei autentici.

Dunque Erode il grande era un semigiudeo di estrazione araba e senza dignità sacerdotale.

Nonappena fu salito al trono Erode tra le prime azioni mise a morte Ezechia di Gamala (il nonno di Giovanni di Gamala), il nobile Asmoneo che aveva diritto di sangue al trono d’Israele e di cui Erode il Grande temeva il consenso che aveva presso la popolazione.

Gli Asmonei  stirpe di sangue regale  ritenevano spettasse loro per diritto divino  il trono dei Giudei, usurpato dagli Erodiani insediati dagli imperatori di Roma.  Per cui Erode il Grande li considerò sempre i suoi più acerrimi nemici. Egli infatti dopo aver ucciso Ezechia di Gamala sterminò l’intero Sinedrio colpevole di essere fedele agli Asmonei che per altro avevano anche dignità sacerdotale, per togliersi di mezzo qualsiasi ostacolo.

Giovanni di Gamala

Giuda il Galileo il padre di Giovanni di Gamala

Giuda il Galileo figlio di Ezechia (bar Ezechia), sposato con Maria anch’essa di stirpe reale Asmonea, si diede alla macchia, non smettendo però di coltivare la sua formazione e divenendo un coltissimo rabbino.

Il 4 a.C. Erode morì e Giuda bar Ezechia (Giuda il Galileo) rivendicò il suo diritto al trono in quanto discendente degli Asmonei. Il tutto testimoniato da Giuseppe Flavio nelle “Antichità Giudaiche”. Insorse contro Erode Antippa e lo spodestò  insediandosi nel trono del Re dei Giudei a Sepphoris, capitale della Galilea, passando alla storia come Giuda il Galileo.

Tuttavia in breve tempo i Romani intervennero: rasero al suolo Sepphoris, ridussero i sepphoriti in schiavitù e crocefissero 2000 ribelli. Tuttavia Giuda il Galileo sfuggì alla morsa romana.

Giovanni di Gamala e gli Zeloti

Il 6 d.C. anno del noto censimento di Giudea, Samaria e Idumea, Giuda il Galileo, partendo dall’esppediente di contrastare il censimento utile solo a far pagare le tasse agli ebrei, diede vita al movimento degli Zeloti, indicato come “Quarta filosofia” e riprese la lotta armata contro l’Impero romano dando il via a un’interminabile guerra civile.  Come prima azione si scagliò contro lo stesso censimento:

“Ma un certo Giuda, un Gaulanita (del Golan) della città chiamata Gamala, che aveva avuto l’aiuto di Saddoc, un fariseo, si gettò nel partito della ribellione, gridando che questo censimento ad altro non mirava che a mettere in totale servitù, e invitava la nazione a fare un tentativo di indipendenza.

Giuseppe Flavio Antichità giudaiche Libro XVIII: 4

La Quarta filosofia

La “Quarta filosofia” degli Zeloti si accompagnava alle altre tre già esistenti: Sadducei, Farisei e Esseni.

Questa corrente di pensiero si prefiggeva di liberare i territori palestinesi dall’invasione pagana per restaurare l’ancestrale Regno di Israele secondo le antiche profezie. In questo nuovo regno sarebbe stata definitivamente abolita la schiavitù,  sarebbe stata ridistribuita la terra eliminando il latifondo e sarebbero state eliminate le caste sacerdotali.  

Tuttavia la restaurazione dell’antico regno dei Giudei passava per la lotta armata. Gli Zeloti mettevano dunque in atto la lotta armata  sostenuti dai principi religiosi e politici della Legge biblica secondo la quale il diritto regale era solo quello sottoscritto da Dio.  

Infatti i seguaci della “quarta filosofia” erano dei nazionalisti integralisti e fanatici (Zeloti e Sicari) che si opponevano al governo romano, anche attaccando tutti i collaboratori e i simpatizzanti dell’impero, con violenza e brutalità[7].

“Insistevano che in caso di successo, i Giudei avrebbero posto le fondamenta della prosperità; e qualora, invece, fallissero nella loro conquista, avrebbero guadagnato onore e rinomanza per la loro nobile aspirazione e la Divinità, d’altra parte, sarebbe stata il migliore aiuto e ne avrebbe favorito l’impresa fino al successo, tanto più se fermamente resisteranno con l’adesione del cuore e non indietreggeranno di fronte allo spargimento di sangue che potrà essere necessario. (…) In tal modo questi uomini diffusero il seme di ogni genere di calamità che afflissero così tanto la nazione al punto che non vi sono parole atte a esprimerlo.

Giuseppe Flavio Antichità giudaiche Libro XVIII: 5 6

Giuda il Galileo si pose come guida di una quarta filosofia. Questa scuola concorda con tutte le opinioni dei Farisei eccetto nel fatto che costoro hanno un ardentissimo amore per la libertà, convinti come sono che solo Dio è loro guida e padrone. Ad essi poco importa affrontare forme di morte non comuni, permettere che la vendetta si scagli contro parenti e amici, purché possano evitare di chiamare un uomo “padrone ”.

Giuseppe Flavio Antichità giudaiche Libro XVIII: 23- 6

Ma la maggioranza del popolo ha visto la tenacia della loro risoluzione in tali circostanze, che posso procedere oltre la narrazione. Perché non ho timore che qualsiasi cosa riferisca a loro riguardo sia considerata incredibile. Il pericolo, anzi, sta piuttosto nel fatto che la mia esposizione possa minimizzare l’indifferenza con la quale accettano la lacerante sofferenza delle pene.

Giuseppe Flavio Antichità giudaiche Libro XVIII 24

Gli Zeloti e i Sicari attorno a Giovanni di Gamala

La dottrina fece subito numerosissimi proseliti all’interno del ceto popolare dando vita al movimento armato degli zeloti e dei sicari. Gli ideali erano ampiamente condivisi dal movimento degli Esseni con cui condividevano anche l’attesa del Messia, un condottiero di stirpe reale che con l’aiuto di Dio avrebbe riedificato il Regno di Davide per il popolo eletto e avrebbe definitivamente sconfitto gli invasori pagani (Romani).

“Ascolta Israele! Voi state per combattere contro i vostri nemici. Non spaventatevi e non allarmatevi innanzi a loro, poiché il vostro Dio cammina con voi per combattere i vostri nemici e per salvarvi. Allorché nel vostro paese verrà una guerra contro un oppressore che vi opprime suonerete le trombe e il vostro Dio si ricorderà di voi e sarete saldi dai vostri nemici”

Rotolo della Guerra dei Rotoli di Qumran

Giovanni di Gamala
Giovanni di Gamala

Giovanni di Gamala succede a Giuda il Galileo nella rivendicazione al trono

Il 17 d.C. la situazione si fece ancora più rovente a causa del rifiuto di Roma di alleggerire le tasse. Ma la repressione Romana si fece anch’essa più pressante. E quello stesso anno Giuda il Galileo fu catturato e giustiziato mediante crocifissione insieme a numerosi suoi seguaci dopo che si era appunto dichiarato Re dei Giudei.

Giuda il Galileo però aveva 5 figli: Giovanni, Simone, Giacomo, Giuda e Giuseppe[8] che portarono avanti la loro rivendicazione del trono in quanto Asmonei di sangue reale. Giovanni di Gamala quale primogenito succedette a Giuda il Galileo nella rivendicazione al trono d’Israele in qualità di Re dei Giudei.

Giuseppe Flavio testimonia che Giovanni di Gamala era un  riconosciuto dottore della legge, Asmoneo di nascita e Nazireo.

Nel 34 d.C. la Giudea fu spossata da una gravissima carestia che sfiancò la popolazione. Nonostante questo i tributi romani non accennavano ad alleggerirsi, per cui la situazione era esplosiva con continui focolai di ribellione sobillati prontamente dagli Zeloti agli ordini di Giovanni di Gamala.

Nello stesso anno l’impero romano dovette occuparsi della ribellione del Regno dei Parti, situazione che costrinse le legioni a spostarsi in Medio Oriente verso l’Eufrate lasciando la Giudea relativamente sguarnita. Giovanni di Gamala e i suoi interpretarono questo come segnale divino e facendo conto sulla vittoria dei Parti,  durante la festa delle capanne del 34 d.C. per la quale i Giudei  si riversarono in gran numero a Gerusalemme, sobillarono la rivolta, annientarono la guarnigione romana e Giovanni di Gamala si insediò come Re dei Giudei e Salvatore (Yeshua[9]) del popolo eletto.

“Esulta grandemente Gerusalemme! Ecco  a  te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro  figlio d’asina

Zaccaria 9,9

Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re, viene, seduto su un puledro d’asina

Giovanni 12,12-15

Giovanni di Gamala come gli antichi monarchi Asmonei, assunse il ruolo di re e di sommo sacerdote contemporaneamente, divenendo di fatto il Yeshua della Terrasanta e attraverso il rituale dell’unzione il Messia (Cristo). Il regno di Giovanni di Gamala durò circa un anno, fino alla Pasqua del 35 d.C.. Il tempo per i Romani di chiudere vittoriosi la faccenda con i Parti, organizzarsi e tornare a sistemare le cose in palestina. Vista la mala parata Giovanni di Gamala stesso in qualità di Sommo Sacerdote convocò il sinedrio, il quale stabilì la resa

“Considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera”

Giovanni 11,50

sono le parole di Caifa il Sommo Sacerdote dei vangeli.

Il sacrificio di Giovanni di Gamala

Giovanni di Gamala accettò la resa e si immolò per salvare il suo popolo. Il giorno dopo Giovanni di Gamala venne crocifisso e sulla sua croce fu apposto il suo nome e il motivo dell’esecuzione: INRI (Iohannes Nazareius Rex Iudeorum). A questo punto vista la premessa la frase

“Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato”

Marco 15,34

assume un significato.

L’epilogo della vicenda con la crocifissione di Giovanni di Gamala per gli ebrei era la prova che egli non era il Messia prescelto da Jahvè, perché diversamente la sua missione avrebbe avuto successo.

La visione degli Esseni su Giovanni di Gamala

Tuttavia gli Esseni avevano in serbo una conclusione più utile ed efficace attraverso l’unione delle due figure, regale e sacerdotale, con la formazione di un archetipo che attraverserà 2000 anni di storia.

Dunque riassumendo la teoria esposta:  Giovanni il Nazireo, nato a Gamala,  detto “Gesù Cristo”, discendente davidico della famiglia degli Asmonei, zelota, cercò di rovesciare il potere dell’impero Romano su Israele, con l’aiuto dei suoi fratelli Simon/Pietro, Giacomo, Giuda e Giuseppe, (per “coincidenza” gli stessi nomi degli apostoli dei Vangeli canonici), con l’obiettivo di restaurare il Regno di Israele promesso da Dio. Fu arrestato dai romani dopo aver conquistato Gerusalemme ed essercisi insediato per  un anno come Re dei Giudei.  Fu condannato per sedizione alla crocifissione e morì nel 36 d.C..

Giovanni di Gamala, il Messia rivoluzionario per la libertà della Terra e non del Cielo, per la libertà di Israele e non per la salvezza del mondo, il  guerriero della spada e non della pace. Nato dalla donna attraverso la carne e non da vergine immacolata,  fu un rivoluzionario che faceva uso della violenza per raggiungere i suoi scopi terreni, e per questo fu condannato alla croce, senza che mai si fosse trasformato nel “Salvatore universale” o nel “Figlio unigenito di Dio” risorto dalla morte per espiare i paccati del mondo.

Tuttavia l’impronata che Giovanni di Gamala il Messia di Israele lasciò nella memoria dei suoi contemporanei, fu così indelebile da innescare quel processo che 100 anni più tardi fu consolidato dai “Padri della Chiesa” che utilizzarono il suo  rumoroso passaggio sulla Terra in unione ad una figura sacerdotale di predicatore di Pace, per  formare la figura di Gesù di Nazareth, particolarmente somigliante  agli dei ancestrali dei culti misterici e pagani, che gazie al pensiero e alle parole usate incarnano l’espressione della integra consapevolezza essena che evidentemente ha dato l’avvio a tutta l’operazione.

Giovanni di Gamala
Giovanni di Gamala

E qualche decennio più tardi partendo dalla figura storica di Giovanni di Gamala, diedero vita a una nuova figura di Salvatore (Yeshua) Messia, basato sul concetto astratto di Logos del filosofo semita Filone di Alessandria, alternativo al “Dominatore del mondo” riferito da Giuseppe Flavio (Bellum VI 310-315).

Un Messia divino, non più bellicoso e rivoluzionario, condottiero del popolo contro l’invasore, ma un molto più accettabile (per il mondo romano) docile agnello “Salvatore del Mondo”, a cui era stata affidata una missione ultraterrena compatibile col fallimento di quella terrena (Giovanni di Gamala) che rimane solo la missione apparente.  

Il messia Yeshua Giovanni bar Abba (figlio del Padre) per gli esseni era ancora una figura Giudea che non era venuto al mondo tramite un parto verginale da una donna concepita immacolata, e tantomeno fautore di un “sacrificio teofagico eucaristico” e ancora non era coivolto nella dottrina della SS. Trinità. E comunque ancora un Messia osservante della Legge dei Padri in sintonia con la profezia di Isaia 53,1

“Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.”

Isaia 53,1

“Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i paeccati del mondo”

Giovanni 1,29

Giovanni di Gamala che si era effettivamente sacrificato per la salvezza del suo popolo con docilità e arrendevolezza pur soffrendo inimmaginabili torture, fu trasformato nel Messia divino per la salvezza non solo degli ebrei, ma dell’intera umanità. Liberarono il personaggio storico (Giovanni di Gamala) dal suo odio per i romani invasori e lo trasformarono nel Figlio di Dio (bar Abba). Le scritture essene dunque cominciarono a diffondere questa nuova Verità.

Egli verrà chiamato [figlio del Grande Dio; dal suo nome verrà designato. Egli sarà chiamato il figlio di Dio; essi lo chiameranno figlio dell’Altissimo (…) fino a che il popolo di Dio si leverà e faccia fermare tutti con la spada. Il suo Regno sarà un Regno Eterno, ed egli sarà Giusto in tutte le sue Vie. 

Frammento 4Q246

“Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di suo padre Davide … perciò quello che nascerà sarà chiamato santo Figlio di Dio”

Luca 1,32-35

Non è escluso che per la costruzione di Gesù Cristo di Nazareth non si sia utilizzata anche l’integrazione con un’ulteriore figura storica di un predicatore (Yeshua bar Abba) più moderato e un tantino più illuminante se non propriamente illuminato.

I vangeli su Giovanni di Gamala

Quindi tra tutti i vangeli messi in circolazione dagli Esseni (tra i vangeli canonici due risultano scritti da Giovanni, quello di Giovanni e quello di Giovanni detto Marco) non erano scritti da Giovanni, ma narravano di Giovanni. Tuttavia con l’intervento della Chiesa di Roma da San Paolo a Costantino, Giovanni doveva sparire dalle biografie, tanto che nel vangelo canonico di Giovanni addirittura l’apostolo Giovanni non viene mai nominato, sostituito dall’ “apostolo che il maestro amava

Alla luce di queste vicende un nuovo interesse suscita il passo del Vangelo di Giovanni:

“Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di Lui eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente ma i suoi non lo hanno accolto”

Giovanni 1,6-11

Poi la dottrina essena ellenistica fu ulteriormente arricchita  oltre le intenzioni Essene, con l’inserimento di un rito sacrificale teofagico eucaristico, la nascita da madre vergine (concepita immacolata) per concepimento divino di un Figlio di Dio fatto della stessa sostanza del Padre (misteri della Fede).

Il contributo di Carlo Dorofatti

Puoi trovare il podcast completo da cui ho ricavato questo estratto QUI

Concludendo

Tutto questo è molto in sintonia con il cristianesimo delle origini che era tutt’altro che religioso, tutt’ altro che devoto, tutt’altro che sottomesso e intermediato, ma che intendeva ricercare veramente il divino in noi e riconoscerlo.

Ma purtroppo quella cristianità è stata fagocitata da altro. Sono rimasti gli effetti storici più o meno filtrati, si è inserita nella tradizione giudaica cogliendone solo alcune parti, forse le meno spirituali, e si è trasformata nella dottrina di santa ROMANA chiesa, per giungere a quel cattolicesimo di cui abbiamo esperienza più o meno consapevole.

Ovviamente quanto scritto in questo articolo deve essere preso con le dovute cautele. Su questo tema e su quelli ad esso correlati non ci sono certezze. Stiamo argomentando di teorie. Si tratta di un’ipotesi, certo sostenibile, forse più di altre, ma senza alcuna prova certa.

Bibliografia:

Nuove ipotesi su Gesù- David Donnini

Gamala – David Donnini

La favola di Cristo – Luigi Cascioli

L’invenzione del Cristianesimo – Leo zen

Cristo un mito inventato – Emilio Salsi

Un uomo chiamato Gesù – Marcello Craveri

L’enigma di Gesù Cristo – Daniel Massè

I cristianesimi perduti  – Bart Ehrman

La croce di spine – Giancarlo Tranfo

Gesù resistente Gesù inesistente – Robert Price


Note

[1] Emilio Salsi è uno dei maggiori esponenti di questa teoria www.cristo-unmitoinventato.eu.

[2] Pare che nelle testimonianze storiche del Primo secolo d.C. a parte la testimonianza non del tutto attendibile della persecuzione dei cristiani ad opera di Nerone, per il resto ci sia  un incredibile vuoto. Un vero e proprio buco nero nel quale sono caduti interi volumi degli annali.

[3] Numeri 6, 1-21; Giudici 13, 1-14

[4] Giuda bar Ezechia crocifisso nel 17 d.C. dal procuratore Valerio Grato per insurrezione armata contro Roma

[5] Gli Asmonei erano la famiglia regale e sacerdotale che vede la sua origine in Simone Maccabeo come monarchia teocratica, in quanto guidata dal sommo sacerdote della religione ebraica, che i romani avevano detronizzato e sostituito con Erode il Grande

[6] “Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?” Matteo 13,55

[7] In Luca 9,51-54 Giovanni e Giacomo  sono  pronti ad incendiare il villaggio dei samaritani che non li accoglie
In Luca 12, 49 -53 Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! (…) Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52 D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre
In Matteo 10,34  Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.

[8] Come nota [6] indicati nei vangeli come fratelli di Gesù e figli di Maria in  Matteo 13,55

[9] Gesù (Yeshua), Messia, Cristo e Nazzareno sono tutti aggettivi (o titoli divini) non nomi propri

Giovanna Garbuio

Mi chiamo Giovanna Garbuio non mi piace definirmi, ma se proprio lo devo fare direi che sono una libera pensatrice. Sono inciampata nel 2008 su ho'oponopono e l'ho subito identificato come la via per lasciar andare tutte le domande! Sono stata la prima a scrivere qualcosa di strutturato su Ho'oponopono in Italia.  Sono entrata in contatto con la cultura Hawaiana dunque, quando ancora in italiano non c'era letteratura e quella poca che c'era era per lo più fuori stampa e quindi non più disponibile.

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  1. Ciao Giovanna <3 Grazie per questa ricerca storica, di molti, prodigati alla verità e alla libertà dai dogmi del potere. Forse tra i tesori della Chiesa ci sta già un documento papale rivelatore, che verrà aperto e svelato quando saremo pronti tutti e non più scioccati dalla paura di scoprire perché avremo ricordato la storia, che è l'esperienza vissuta di tutti.
    In particolare vorrei sentire svelata la parola della Maria Maddalena. Sarà lei a mostrarci il Tutto? Con amore e gratitudine per ogni ricerca

  2. Jeshua ben Josef, conosciuto come Gesù era un essendo insieme a Maria sua madre, Giovanni il Battista ed alcuni dei discepoli che lo seguirono. Tutti i maestri divini, Enoch, Zoroastro, Buddha, mani… fanno parte hanno fatto parte della stessa tradizione e testimoniano che il divino(uomini che hanno incarnato dopo diverse incarnazioni il loro corpo divino sulla terra) è sempre venuto sulla terra per non lasciare abbandonata l’umanità a se stessa, hanno aperto Una via di studio e pratica che è sempre stata Diversa nei millenni per andare incontro Alla cultura del tempo, dagli antichi egizi fino a noi, lasciando invariati i principi eterni, l’ultimo maestro esseno autentico sulla terra è Olivier Manitara che ha riaperto il sentiero dell’alta tradizione essena all’umanità con l’aiuto degli Arcangeli. Questa a mio avviso è la testimonianza veritiera di come deve essere concepito il divino e di cosa è stato nel passato. Una civiltà Alta appartenente ad una civiltà divina di pochi eletti reincarnatisi nel tempo per non perdere il legame con la terra con il compito di elevare la coscienza dell umanità

    1. Sì il primo l’ho letto è bellissimo! Ma sono canalizzazioni… in questo momento mi sono intrippata con le fonti storiche (o quanto se ne può ricostruire diattendibile)

  3. Bellissima Ricostruzione. Il più grande rivoluzionario della storia, infatti, è stato proprio Gesù Cristo. il fatto è che noi conosciamo (e neppure troppo bene) il cristianesimo dogmatico, non quello esoterico, estremamente attuale e denso di insegnamenti autentici. Dio è amore e l’amore abita dentro di Noi… dunque quando amiamo senza interrogarci siamo vicini a Dio, siamo divini. tutto il resto è dogma . grazie Giovanna sempre brava e preparatissima. Serena

  4. Ciao Giovanna,
    Grazie per questo articolo preciso e ricco di contenuti. Sono atea da tantissimo tempo e, col massimo rispetto per i credenti, non ho interesse nel capire chi sia esistito, quando, dove e perché. Inoltre, a mio avviso, sono solo ipotesi e congetture, dal momento che, certi scritti, oltre ad essere stati più volte manomessi ed alterati, risalgono a varie epoche successive ai fatti in questione. Sarà vero? Non sarà vero? Gesù è esistito veramente, oppure no? Chi era poi, davvero? Non lo sapremo mai con certezza… cambia tutto, invece, se parliamo del Cristo come archetipo. In questo caso, diviene fonte di ispirazione per chi è in un percorso spirituale, ma niente di più. Personalmente mi sento libera dal bisogno di credere in qualcosa o qualcuno; libera dal bisogno di avere fede, quella fede cieca ed irrazionale imposta dai dogmi delle religioni create dagli uomini per gli uomini (e sappiamo bene quanto potere derivi dalle imposizioni indiscutibili…).
    Credo solo in ciò che posso sperimentare come vero, in ciò che risulta efficace per la mia crescita interiore, in ciò che porta armonia e benessere, fuori e dentro di me.
    Non mi serve sapere cosa sia successo 2000 anni fa; non mi serve sapere se esiste un dio e se, questo Dio, ha mandato un figlio di nome Gesù, Gianni, o Fabio. So che il Principio Creatore, la Fonte, l’Origine, è in ogni cosa che esiste, e da lì tutto si espande, per acquisire consapevolezza. So che il percorso spirituale – la mia unica “religione” – è un viaggio che non ha fine, e mi porta a sperimentare la vera Bellezza. So che tutto è Uno quindi, se esiste un dio, io ne sono parte integrante, come ogni singolo filo d’erba, ogni sassolino, ogni altro essere vivente…
    Rispetto la ricerca di ognuno, il bisogno di sapere e di avere risposte ma, la mia ricerca, ora, è diversa.
    Grazie Giovanna *__*

    1. Certo Piera su quanto dici non c’è alcun dubbio. Però mi piace pensare che liberando il mito dalle sovrastrutture si possa arrivare all’insegnamento originario… che guarda caso più si va a fondo più è identico a tutti gli insegnamenti efficaci trasmessi nei secoli dei secoli in ogni parte dellla Terra… e sono tutti insegnamenti che non hanno nulla di teistico e sono completamente liberi appunto da dogmi e da “verità di fede”! 😜 E vanno tutti precisamente nella direzione di cui parli tu 😁

      1. Sì, l’insegnamento originario è sempre lo stesso, sono d’accordissimo.
        Diciamo che, nel mio piccolo, ho cercato proprio di liberarmi delle sovrastrutture. Nel corso degli anni, mi sono accorta che, le parole, i vari dogmi, le strutture religiose, mi allontanavano da me stessa e, anziché trovare risposte, aumentavano dubbi e malesseri. Quindi ho buttato tutto all’aria, quasi in un gesto di ribellione, e mi sono detta: Ora basta! Se esiste una “verità” prima o poi la troverò.- Ho semplicemente cambiato direzione di ricerca, da fuori a dentro…

  5. Grazie Giovanna, anchio negli anni mi sono posta tante domande ed il tuo articolo arricchisce il mio sapere.
    Ma mentre leggevo il post, mi tornava in mente una domanda che forse hai gia scritto ma che non avrò colto…
    E allora chi era Giovanni detto il Battista? È esistito o…?

    Grazie, sempre, per le tue ricerche e la meticolosità che ti contraddistingue!

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