Alimentazione consapevole: La sofferenza della Carota. Articolo di Mario Quagliuolo
Alimentazione consapevole
Ritorno alla pizza per un’alimentazione consapevole
Rispondo in questo articolo a chi mi chiede: Mario ora cosa mangia e in quale categoria si inserisce, se si inserisce?
Nelle settimane scorse dopo 5 anni di veganesimo e l’ultimo anno vegan raw al 100%, sto comprando e/o “allevando” alimenti vegani, ma assumendo talvolta anche alimenti vegetariani e, qualche altra volta, se la mozzarella di bufala ha il caglio animale allora anche onnivori (pizza)!!
Qui e ora
E questa scelta alimentare cambia e varia ogni giorno e ogni istante senza più classificazioni, ma ascoltando il corpo sempre meglio.
Escludo qui altri casi particolari che potrebbero annebbiare alcune menti che poi non leggono il seguito. (supposizione consapevole, ah i 5 accordi di Don Miguel Ruiz). Prima che alcuni senza leggere il seguito mi inondino di video vegani etici chiarisco.
In Thailandia, sui pacchetti di sigarette (mai fumato prima di ora), talvolta non ci sono scritte, ma immagini di morte e malattia anche di bambini.
La consapevolezza di Chi Sei
Ho sperimentato che la consapevolezza di Chi Sei va di pari passo con ogni scelta di ogni gesto, parola e poi pensiero, comprese la scelta anche delle fonti di “cibo”. Processo graduale che avviene a prescindere in tutti con i propri tempi.
Volerla inculcare nella mente altrui, ha spesso l’effetto opposto. Ehm questo avviene in ogni ambito. A meno che non ti chiedano proprio di farlo con domande consapevoli e che tu sia in grado di Ascoltare davvero l’altro.
Uno dei primi amici vegani che dalla Francia di notte al cellulare mi spiegava la sua scelta Adriən Evangelista, alla mia considerazione filosofica onnivora e inconsapevole sulla sofferenza della carota mi parlò dei fruttariani eheheheheh per un tempo di mesi lo sono stato poi, al 100% per sperimentare col corpo prima di giudicare con la mente.
Ho provato anche Sunguzing, Digiuno, Impressioni e altro. Altri temi per altri articoli.
Alimentazione consapevole
Tornando al “cibo”: stimo chi come Francesco Ranucci ha una mente aperta che lo spinge a voler andare (o dire di volerlo fare) in un macello (QUANDO E SE VORRÁ) per vedere coi propri occhi e non con video invasivi o immagini imposte da altri.
Detto questo vediamo (tu fratello vegan) quando sarai in Africa e dovrai cacciare come ti comporterai? Sei abituato a questa domanda degli “onnivori”, eh? O più facilmente qui in Umbria quando se la scelta sarà mai tra carne o fame. Che farai? Occorre questo per rendersi consapevoli? Per alcuni sì, per altri no?
Al momento c’è il supermercato e il mercato e l’orto e lí scelgo vegano (per ora) e carne e tonno talvolta per gli animali che comunque hanno le crocchette vegane a casa.
L’orto è il luogo più consapevole per me ora.
La sofferenza della carota (e del bruscandolo)
L’anno scorso ho estirpato dal terreno la mia prima carota. E facendolo ho ascoltato il “suo” sacrificio e il “suo” dolore e l’ho integrato nel mio corpo. Per un po’ non ne ho più mangiate. Ora ne mangio molto raramente. Mi piacciono sì. Ogni cibo è un dono e nutre un Buddha. È una scusa? Ni.
È incoerente mangiare ancora carote? Ed è incoerente che un vegano o un fruttariano mangino ancora fichi (che è un fiore), anche dopo che vengono a sapere che il fico “mangia” gli insetti?
Tra l’altro anche la mucca, brucando l’erba, mangia insetti, incosapevolemente. Ehmmm!
La sofferenza dei bruscandoli
Qualche giorno fa ero a casa di mio padre, in campagna. Per preparare un risotto siamo andati a raccogliere i famosi “bruscandoli”(nome dialettale della pianta del luppolo). Ogni volta che strappavo uno di quei germogli vedevo la linfa colare dallo stelo reciso e avevo la chiara percezione, anche sul piano emotivo, che stavo arrecando delle ferite dolorose alle piante.
Nel regno delle forme, ogni vita vive a discapito di altre. La distruzione delle forme è necessaria e inevitabile per la sopravvivenza di altre. Non esiste pertanto un’alimentazione “senza crudeltà“, come si suol dire.
Sentitevi liberi di mangiare o di non mangiare carne, ma non crediate di potervi esimere dalla crudeltà. Potete scegliere quali esseri danneggiare per nutrirvi, ma qualcuno o qualcosa starete sempre danneggiando.
La vita biologica è intrinsecamente crudele, nel senso umano della crudeltà intesa come “distruzione di forme“.
In un’ottica divina invece la vita è sempre perfetta e nulla mai viene distrutto. Visto che ci occupiamo di spiritualità dobbiamo riconoscere ciò che tutti i Maestri hanno detto: il mondo delle forme è illusorio, l’unica cosa reale è il nostro stato di coscienza.All’universo non frega nulla di ciò che faccio o non faccio nel teatro illusorio delle forme, interessa solo che vibrazione emana il mio cuore. Se mangio solo verdure odiando i carnivori e provando emozioni negative sto contribuendo a rendere il mondo un luogo peggiore. Se faccio il macellaio, ma vivo nella compassione sto contribuendo a rendere il mondo un posto migliore.
Pertanto Dio non vi riterrà più buoni, perché siete vegetariani. Nè più malvagi, perché vi nutrite anche di carne.
Alessandro Baccaglini
Concludo.
Ascoltandosi si impara
Ad ascoltarsi si impara. Quando divieni più consapevole di chi Sei, mangi e respiri e cammini e fai l’amore o ogni altra cosa in modo diverso e molto più consapevole.
E ancora e sempre “allenamento” costante naturale e senza sforzo, lavoro, o cammino spirituale per ascoltarsi e riconoscersi nel e come Tutto che Siamo!
Vi saluto, ho voglia di fare il pane fatto in casa a mano per la prossima cena vegana. Ora e Qui. Sei L’ORA e sei il QUI. Che farina, acqua, sale e fonte di calore userò? Quale bacinella? Con che impasto? Che lievito? A quale temperatura? Con quale fonte energetica? Potrei continuare per molte pagine….
In Lak’ech Ala k’in Mario
Quello che mi viene da aggiungere è: cerchiamo di essere vegetariani perchè ci va bene esserlo, perchè ci pare sano, perchè lo viviamo come etico, ma non per sentirci bravi o migliori o sulla retta via!
Giovanna Garbuio
L’ironia di Igor Sibaldi quando parla di vegetarianesimo
Stimo moltissimo i vegetariani e i vegani, come tutti gli altri sperimentatori di autodisciplina delle funzioni fisiche. La mente è fatta anche di corpo, ed è sempre utile imparare a gestire la propria mente – e in tal modo ad accorgersi che noi non siamo affatto identici alla nostra mente, al nostro corpo, a noi stessi.
Ma dici bene riguardo all’intento ironico: quello c’è eccome, ogni volta che parlo di chi pensa di aver trovato certezze e di potersi fermare lì. E faccio volentieri l’esempio di quei particolarissimi vegetariani e vegani che tra sé e sé dicono: «Oh, bene, su questo punto posso stabilire che ho ragione al cento per cento».
Faccio questo esempio quando mi capita di spiegare che il credere-di-aver-ragione è la più grande sciagura che possa capitare all’io, e che proprio da quel tipo di sciagure derivano le opposizioni tra gli uomini e le paralisi interiori.
Il vegetarianesimo e il veganesimo non c’entrano: c’entrano solo le persone che usano vegetarianesimo e veganesimo come DIFESE (nel senso psicologico del termine, che indica un notevole vizio mentale).
Igor Sibaldi
Consapevolezza a 360°
E’ sufficiente considerare i parametri degli esseri viventi in una foresta, per poter verificare le apparenti crudeltà alle quali ogni creatura sia sottoposta: la famosa catena alimentare fa in modo che il vegetariano sia preda dei carnivori e… così via sino all’uomo, che da buon onnivoro diventa l’incontrastato re della foresta.
Triste è il vedere la vita che si spegne negli occhi di un piccolo cerbiatto catturato da una fiera che ha il diritto di sfamare se stessa ed i suoi piccoli. Pare tutto assurdo, ma terribilmente realistico: “fai agli altri quello che gli altri farebbero a te, ma cerca di farlo per primo!”. Questo, dice la legge della giungla… E, la vita si spegne nelle ingiustizie e negli occhi innocenti di fratelli, che vengono torturati ed uccisi per interessi economici ed energetici di altri fratelli… Magari con la benedizione dei loro capi religiosi.
Fortunatamente, a contrapporre tale negatività, vi sono le energie di contrapposte caratteristiche positive ove vale la spiritualità ed il fattore: “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te stesso…. ama il tuo prossimo ed applica la buona volontà... “
Purtroppo, la peculiarità della spiritualità e della filosofia, è appesantita dalla materia nella quale queste importanti doti debbono vivere e migliorarsi giorno per giorno nella famosa giungla, miscelati ai pericoli quotidiani dei “carnivori”.
È veramente saggio il riuscire a sopravvivere senza fare del male ad alcuno e ad amare anche i peggiori senza che costoro possano entrare in contatto antagonistico con noi.
Tutto ciò fa parte del gioco della vita e della morte nel conseguimento delle virtù che rimangono a nostro vantaggio e degli odi che danno energie sfruttabili dalla pesante materia: una fucina nella quale entro i crogioli vi sono le nostre storie, le nostre vite con le loro essenze d’amore.
Gian Maria Enrico Barbotto – Deorum Mundi
Gli aborigeni sostengono che il problema con gli australiani europei è che essi possono percepire solo la realtà superficiale del mondo e non possono avere accesso alla sua vita interiore.
Ecco cosa disse un capo aborigeno:
«Se l’uomo bianco non imparerà a entrare nel sogno della campagna, delle piante e degli animali prima di usarli o mangiarli, si ammalerà o impazzirà e distruggerà se stesso».
in Tony Swain & Rose Bird
L’espressione “entrare nel sogno” rappresenta la relazione energetica, sottile, animica fra noi e gli altri regni.
Secondo gli Aborigeni Australiani, sono gli animali a sacrificare la propria vita per permettere alla tribù di nutrirsi. Cioè, gli animali stessi scelgono, sia animicamente che incarnati, se, come e quando… Tutto ciò che noi viviamo è una scelta continua.
Anche i nativi Americani pregavano prima e dopo la cattura di un animale. Essi mangiavano la carne degli animali che cacciavano, come tutte le popolazioni native. Tuttavia nello stesso tempo nutrivano/nutrono un grande rispetto per le loro anime.
Il principale problema di oggi non concerne l’essere vegetariani o carnivori, bensì la totale mancanza di rispetto con cui vengono allevati e uccisi gli animali e l’assenza di sacralità – la distrazione – con cui vengono cucinati e poi mangiati a tavola.
Noi non siamo obbligati – tuttavia possiamo tranquillamente – nutrirci di entrambi i regni. Infatti non è un male mangiare la carne, ma è il modo in cui lo facciamo che è completamente disfunzionale e, come dicono gli Aborigeni, dannoso per la nostra salute sia psichica che fisica.
Gli Hamburger del Dr. Hew Len
Ovviamente gli hamburger del dr Hew Len (vedi Zero Limits) sono una provocazione, come lo sono i Marshmallows (per i quali ohibò nessuno si scandalizza).
Il concetto che lui vuole trasmetterci è che non esiste qualcosa di giusto o di sbagliato a priori. Tutto deriva dalla nostra percezione. Tutto! Anche una cosa come il cibo spazzatura. Tuttavia sulla nostra percezione possiamo lavorare cambiando noi stessi dentro e quindi modificando la proiezione di noi stessi che vediamo fuori e che è tutta la nostra realtà, Marshmallow e hamburger compresi.
Vivere inconsapevolmente
Certo vivere inconsapevolmente non è esattamente vivere pono. Tuttavia nemmeno pensare che ci sia un’unica via etica (ovviamente la nostra) è un atteggiamento molto etico o pono. Come sostiene il dr Ihaleakala Hew Len (ma non solo lui… ho incontrato molti maestri che la pensano allo stesso modo e vivono allo stesso modo), è più importante quello che pensi e che senti di quello che mangi, rispetto a cosa mangi.
Penso non ci sia mai una sola strada, ma ci sia invece la strada più fluida per ognuno.
Se sappiamo che tutto è Uno e che tutto è Amore e che l’Amore è perfezione, sappiamo anche che non esistono questioni che sono problematiche a priori.
Mangiare o non mangiare carne, come tutto il resto non è “un problema“. Il “problema” è la percezione che ne abbiamo.
Un Universo d’Amore
Se sappiamo che qualunque azione consapevole è un’azione che trova il suo spazio all’interno dell’universo d’Amore di cui siamo parte, tutta la prospettiva cambia. Noi non dobbiamo convincere nessuno della nostra consapevolezza, ognuno parte dal suo livello di coscienza e quale sia non è una cosa che ci riguarda.
Non solo non dobbiamo convincere nessuno della nostra posizione, ma non possiamo nemmeno conoscere le motivazioni profonde dei comportamenti degli altri. Perciò credo che sia meno pono stabilire a priori che un comportamento non è pono, che assumere quel comportamento consapevolmente.
La carne non è il problema, il problema è sempre l’atteggiamento. Mangiare una bistecca o una carota è la stessa cosa, stai sempre mangiando cibo che è stato vivo (e se la coscienza è tutto cò che è, anche una carota è cosciente a qualche livello). Se le cose funzionano così significa che c’è una profonda ragione perchè funzionino così.
Perciò se pensiamo che il nostro essere vegetariani o vegani porti del bene agli animali, è giusto che diventiamo vegani, perché questo sarà un modo che noi abbiamo di Amare. Ma non possiamo essere certi in valore assoluto che il comportamento che scegliamo di adottare sia il “migliore” per tutto e per tutti e per ogni situazione. Noi non lo sappiamo! E’ la nostra mente razionale che pensa di saperlo. Certamente è la cosa migliore per noi. Però avere certezze sui comportamenti degli altri non è certo tanto pono.
Non sono migliore di nessuno
E’ tutto perfetto, ogni essere umano e ogni animale sta facendo esattamente ciò che deve fare. Se stiamo cercando la Verità, dobbiamo essere abbastanza umili, aperti, intelligenti da riconoscere che non possiamo essere certi di nulla, soprattutto della nosttra migliore posizione rispetto a quella degli altri.
Se sarà utile diventare tutti vegetariani, lo diventeremo e ben venga, ma non “indignamoci” come se avessimo la certezza che sia giusto farlo! Possedere certezze ci deriva dall’essere usati dalla razionalità, che è sempre il passo di partenza verso conflitti, violenza, dolore, maltrattamenti di uomini e animali! Gli integralismi non sono mai percorsi fluidi.
Sapere di non sapere
In questo riconoscere di sapere di non sapere e affidarsi invece all’Amore che sa, ci permette di creare il sorriso, la compassione, il gioco, la consapevolezza, la gioia, la libertà, la manifestazione dell’Amore.
E vivere pono è qualcosa che riguarda noi stessi.Noi non possiamo stabilire se gli altri stanno o non stanno vivendo pono.
Vegetarian Myth di Lierre Keith
Concludo riportando questa riflessione di Lierre Keith vegana per 20 anni, che ora pensa che esserlo non salverà il mondo. Autrice del libro Il mito vegetariano, dissacrazione della “bontà” del vegetarianesimo.
Il ciclo vitale
Sono stata vegana per quasi vent’anni, animata da ragioni nobili e dal desiderio di salvare il pianeta, la sua natura selvaggia, le specie in via d’estinzione e di non partecipare all’orrore degli allevamenti intensivi. Non volevo che il mangiare significasse uccidere animali. Insomma, sono stata anch’io vittima del mito vegetariano e dei suoi molti malintesi. Intendiamoci, coltivo ancora gli stessi ideali, agisco per la salvezza del nostro pianeta.
Ma ora ho capito come funziona il ciclo vitale, e quanto sia giusto, ma anche crudele. Ho capito che l’agricoltura, lungi dall’essere la soluzione, è l’attività più distruttiva che gli esseri umani abbiano imposto al pianeta e comporta la distruzione di interi ecosistemi. La verità è che la vita non è possibile senza la morte, e che – indipendentemente da ciò che mangiate – qualcuno deve morire per alimentarvi
Lierre Keith
«I vegetariani per motivi etici ritengono – e ci credono con tutto il cuore e con tutte le loro buone ragioni – che la domanda sia vita o morte. Ma non è questa l’opzione che la natura offre a ciascuno di noi. Noi tutti siamo – gli alberi di mele e il salmone argentato, i lombrichi e le sterne nere – predatori e successivamente prede. Vita o morte? Non è questa la domanda che ci salverà. Dovrebbe invece essere questa: cosa cresce dove vivete? Chiedetevelo e vedrete».
Lierre Keith
Alimentazione consapevole
6 miti da sfatare
1 – Il vegetarianesimo contribuisce a salvare il pianeta (Alimentazione consapevole)
Non molti sanno che la prima causa di distruzione dell’ecosistema terrestre è l’agricoltura intensiva. Sicuramente la gran parte della produzione agricola è destinata all’allevamento intensivo animale. Giusto per capire come ci troviamo all’interno di un diabolico circolo vizioso.
2 – L’agricoltura è un bene per il pianeta (Alimentazione consapevole)
10.000 anni fa è stata inventata l’agricoltura. Da lì ha preso avvio il global warming. Per coltivare il terreno l’uomo elimina alberi e ara il suolo. Il carbonio che prima veniva assorbito dalle piante si ossida e si disperde nell’atmosfera. Per esempio una coltivazione di soia libera oltre 450kg di carbonio per ettaro.
3 – Se tutti fossero vegetariani ci sarebbe cibo per tutti (Alimentazione consapevole)
Chi asserisce questo pensa che le colture destinate agli allevamenti potrebbero andare alle persone. Ma non è così, perchè la produzione agricola destinata agli animali è lo scarto della produzione destinata agli umani. Agli animali è destinata la produzione il cui prezzo di vendita, deciso dalle sei multinazionali che hanno il monopolio, è considerato troppo basso. Si tratta del cosiddetto “dumping agricolo”. Il vero problema sono i metodi intensivi di produzione e il monopolio da parte delle grandi compagnie.
4 – Ci siamo evoluti per una dieta a base vegetale (Alimentazione consapevole)
La scienza è indirizzata a sostenere che l’uomo ha raggiunto il suo status psico-fisico attuale soprattutto grazie alla dieta onnivora, che ha stimolato lo sviluppo di un cervello di una misura pari a due volte quella che avrebbe un primate della nostra dimensione.
5 – Una dieta vegetariana è più sana (Alimentazione consapevole)
Sulla base del confronto tra reperti archeologici di scheletri di agricoltori con una dieta vegetariana e cacciatori onnivori, risulta chiaro che i cacciatori godessero di una salute scheletrica (ossa grosse, forti e integre) molto maggiore rispetto a quella degli agricoltori (ossa piccole, deboli e malate).
“La percentuale di morti tra gli uomini vegetariani è sostanzialmente più alta di quella tra gli onnivori (0.93% vs 0.89%) e nel caso delle donne è ancora più evidente (0.86% vs 0.54%). Sono solo alcuni esempi, ma la lista di cosa non va nella dieta vegetariana è ancora lunga”
https://www.vanityfair.it/vanityfood/
6 – Una vita senza causare morte è possibile (Alimentazione consapevole)
Indipendentemente da cosa mangiamo, per nutrirci siamo costretti a far morire qualcosa. La fonte del nostro sostentamento (qualsiasi esso sia) è l’agricoltura, e l’agricoltura è un processo che uccide tutto.
Ciò che possiamo davvero fare è
- Riparare
- Recuperare
- Riunire
Riparare i fiumi e la terra esausta, recuperare l’erba e gli animali erbivori, riunirci a Tutto, come partecipanti in cooperazione anzichè in competizione, anche tra vegani e onnivori.