Giovanna Garbuio

La sindrome della crocerossina cos’è e come uscirne?

Ma soprattutto che influenza ha sulla nostra vita questo atteggiamento e come uscirne

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La sindrome della crocerossina è un’atteggiamento di autodifesa poco efficace

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La sindrome della crocerossina

La sindrome della crocerossina è un meccanismo molto noto in psicologia tanto che viene definito proprio sindrome ed è una vera e propria patologia.

E affligge, come dice Cesare Pavese, principalmente chi non è in grado di dare un senso alla propria vita autonomamente.

In genere è per mestiere disposto a sacrificarsi chi non sa altrimenti dare un senso alla sua vita.

Cesare Pavese

La sindrome della crocerossina per sentirsi amati

Questo da un lato è certamente vero, ma in più questa è una “patologia” che affligge chi pensa di non meritare di essere Amato e cerca, nell’aiutare gli altri all’eccesso e nel sacrificarsi sempre e comunque, un merito per essere Amato. Un motivo che elevi almeno un po’ al propria bassissima autostima.

Tali persone sono sempre disponibili con tutti, fino ad esserlo troppo, fino al limite dell’invadenza. Aiutano chiunque ne abbia bisogno o loro si convincano ne abbia bisogno. Manifestando una vera e propria sindrome della crocerossina.

Oppure in alternativa, pur di sentirsi utili e indispensabili, accettano pesanti soprusi da parte di partner (amici, parenti, conoscenti) che se ne approfittano, facendo leva sul facile senso di colpa generato da un profondo senso di inadeguatezza che genera il terribile bisogno di approvazione.

Accade ciò perchè in realtà sono più loro ad aver bisogno di aiutare, di quanto ne abbia bisogno, chi ha davvero bisogno di aiuto. In questo modo ottengono il doppio obiettivo di aver realizzato una motivazione per sentirsi meritevoli di amore da parte degli altri e allo stesso tempo si gratificano sentendosi utili, importanti, capaci.

Non se ne rendono conto, ma, come detto, sono loro che hanno bisogno di un bisognoso. Cercano o addirittura creano inconsapevolmente situazioni in cui rendersi indispensabili.

Est modus in rebus

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La sindrome della crocerossina

Nell’aiutare gli altri naturalmente non c’è assolutamente niente di sbagliato, ma come in ogni altra cosa, “est modus in rebus“. E soprattutto facciamo sempre attenzione alla motivazione che ci muove. Ne la sindrome della crocerossina la motivazione è subdola.

E’ un atteggiamento che Nel caso della sindrome della crocerossina, si sviluppa dalla convinzione che supportare e aiutare gli altri, non solo cambia la percezione di se stessi, mettendoci nel ruolo di utili e indispensabili, accrescendo il nostro valore, ma ci mette nella condizione di venire sicuramente apprezzati e “ripagati”. Se il nostro valore cresce, il nostro valore non può non essere riconosciuto

La sindrome della crocerossina riguarda principalmente le donne (ma gli uomini non ne sono immuni). Tuttavia statisticamente ci sono più donne che soffrono del la sindrome della crocerossina che uomini, probabilmente perchè più naturalmente e biologicamente propense all’accoglienza e all’accudimento.

In quanto madri, anche culturalmente, le donne sono più predisposte ad occuparsi completamente di altri esseri umani e a trasformarsi nella crocerossina.

Il ruolo del salvatore

Tuttavia anche gli uomini cascano in questa trappola de la sindrome della crocerossina. Al maschile la modalità è quella di attrarre ed essere attratti da donne da salvare, con problemi reali o virtuali di varia natura. Queste donne sono l’opportunità perfetta di dimostrare a loro e a se stessi, di essere l’uomo (Macho) che risolve tutto.

Anche in questo caso, questo vero uomo, virile e potente, nato per salvare il mondo, in realtà ha proprio bisogno di salvare il mondo perchè non riesce a metabolizzare il disagio di non essere in grado di salvare se stesso.

Dunque le crocerossine, ma anche i crocerossini, assumono comportamenti aiutanti, protettivi, compiacenti e sempre molto attenti alla soddisfazione e alla gratificazione dell’accudito. Questo purtroppo sempre a discapito invece delle proprie esigenze e dei propri bisogni che vengono sempre relegati in ultimo piano.

La motivazione che stimola la Crocerossina

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La sindrome della crocerossina

Queste cure sono rivolte a chiunque: figli, genitori, amici, fratelli, conoscenti, colleghi, sconosciuti. Tuttavia il “paziente” privilegiato è molto spesso il partner, che spesso è una persona a sua volta succube, fragile o semplicemente immatura, ma comunque bisognosa di cure, materiali e spirituali.

Le crocerossine fanno qualunque cosa per gli altri e questo apparentemente le gratifica sufficientemente e le rende felici, perchè loro “amano incondizionatamente“.

Tuttavia il meccanismo reale è quello: “Io mi prenderò cura di te, tu starai bene, me ne sarai grato e mi amerai!”

La gratificazione derivante dall’occuparsi degli altri, anche se apparentemente è tutto ciò che la crocerossina ricerca, non è in realtà sufficiente.

Naturalmente messa davanti a questa realtà la crocerossina negherà! Lei “Ama incondizionatamente” salvo poi pretendere gratitudine, attenzione, presenza ecc…

Perchè certo ottenere amore richiede sacrificio, ma dopo che ti sei sacrificata hai diritto ad essere amata, riconosciuta e vista.

Quali sono le cause della sindrome della crocerossina

Sicuramente una delle cause principali riguarda la personalità della crocerossina, ma importantissimi sono anche lo stile di vita e l’educazione ricevuta.

Facile che a questa situazione si sia giunti dopo percorsi che sono passati per famiglie con genitori immaturi e narcisisti che si sono fatti accudire dai figli. O famiglie in cui la crocerossina ha fatto da mamma ai suoi fratelli. Figli o figlie che hanno preso il posto di padri assenti, assumendosi il ruolo di capofamiglia ecc… Assunzione di ruoli che non competevano loro che li hanno costretti a saltare tappe formative importanti per la propria evoluzione emotiva e per un’adeguata maturità sentimentale.

In queste persone la confusione regna sovrana. Chi avrebbe dovuto occuparsi di loro non lo ha fatto, ma al contrario, ha abusato delle loro risorse, al punto da lasciarli privi di energie e incapaci di comprendere ed esprimere i propri bisogni primari.

In più questi percorsi li hanno condotti alla convinzione che l’amore non può essere qualcosa di gratuito. L’amore deve essere guadagnato e meritato con azioni di cura, rendendosi indispensabili o convincendosi di esserlo.

Chi ha vissuto queste dinamiche dalla tenera età, facilmente matura la convinzione di non avere altra strada per essere amato, non essendolo stato gratuitamente nemmeno da bambino, che quella di rinunciare alle proprie esigenze e mettere da parte i propri bisogni, per rendersi disponibile a soddisfare quelli degli altri. In cambio di amore… dovuto, a questo punto.

La sindrome della crocerossina deriva dal bisogno di approvazione

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La sindrome della crocerossina o di Wendy

Ecco quindi che la crocerossina collezionerà relazioni di coppia in cui la sua personalità verrà annullata per consentire a quella dell’altro (spesso narcisista) di emergere completamente. In questo modo, in cerca di un valore personale che non riesce a riconoscere a prescindere dal suo essere crocerossina, si troverà in una situazione in cui il suo valore sarà sempre più difficile da riconoscere.

Ve la ricordate Wendy, l’amica di Peter Pan? Wendy ha 10 anni, ma invece di giocare con le Barbie e con il Lego, legge le favole ai suoi fratelli, come dovrebbe fare una nonna. A 10 anni ha già tutti i comportamenti e le responsabilità di un adulto.

E infatti si prende cura anche di Peter Pan (l’immaturo narcisista per definizione) che la tratta come se fosse la sua mamma. Gli conserva amorevolmente l’ombra che lui sbadatamente ha perduto. Lo segue ovunque prendendosi cura di tutti i suoi bisogni. E si fa carico anche di tutti bambini sperduti essendo contenta e soddisfatta di fare tutto ciò senza alcun ritorno. Lei è felice così, salvo non darsi pace per tutta la vita, quando Peter si dimentica di lei

La sindrome della crocerossina: come uscirne…

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La sindrome della crocerossina

Per uscire da la sindrome della crocerossina la cosa indispensabile da fare è rendersi conto di esserci dentro. Perchè, purtroppo, questa è una vera e propria sindrome e le persone che ne soffrono, non si rendono minimamente conto del circolo vizioso in cui sono impelagate. Vivono in un mondo ingrato che non riconosce la loro bontà e il loro altruismo.

Sono lontani mille miglia dalla consapevolezza che il loro bisogno spasmodico di aiutare i bisognosi e la casualità con cui tali bisognosi si manifestano in gran quantità sul loro cammino, deriva direttamente dall’incapacità di riconoscersi un qualsivoglia valore, indipendente dal ruolo che si sono costruiti e da un profondo senso di inutilità del loro intervento nel mondo.

Da questo atteggiamento nasce il velenosissimo bisogno di approvazione che gestisce le loro vite e tutte le loro scelte. E’ assolutamente necessario piacere a tutti e non deludere nessuno.

Molto spesso in ogni settore, il bisogno di aiutare gli altri (diffusissimo nel mondo della spiritualità), deriva da un senso di inadeguatezza profondo che non si riesce a riconoscere. Per espiare la frustrazione per non valere nulla… ci si metta a completa disposizione di chiunque ne approfitti.

Solo essendo esageratamente buoni e accondiscendenti potremo meritarci la considerazione del prossimo e forse un giorno anche la nostra!

Amarsi

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La sindrome della crocerossina

Dunque per uscirne, si diceva, riuscendo a raggiungere la consapevolezza del problema, si dovrebbe cominciare a lavorare sullo spostamento dell’attenzione della crocerossina. Da un inferno virtuale, che è il mondo che si è costruita e in cui vive, pieno di ingratitudine e prevaricazione, al paese reale in cui vive la maggior parte delle persone, dove le gratificazioni esistono, ma solo a patto che cominciamo a fare del bene a noi stessi.

Ritrovandosi continuamente ad risolvere i bisogni degli altri, la crocerossina ha dimenticato come si fa a riconoscere i propri. La crocerossina non è nemmeno più in grado di formarsi un immagine autonoma di se stessa, tanto è abituata a vivere del riflesso che le viene dall’opinione degli altri.

Quell’atteggiamento amorevole, nobile, altruistico incondizionato, che il mondo interpreta così, nasconde in verità una completa incapacità di amare e di rispettare se stessi, che derivano da una profonda inconsapevolezza dei propri meccanismi interiori, che a sua volta ha origine dall’incapacità di ascoltarsi e di osservarsi.

Piombo da trasformare in oro

Tutto questo è materiale su cui lavorare, una volta riconosciuto come tale. Sono quelle opportunità di crescita che la nostra guida interiore ci propone per ricavarne opere d’arte.

Certo non è un percorso facile e ci vuole indubbiamente coraggio per affrontare il viaggio. Ma spesso al coraggio l’unica alternativa, è un inutile sofferenza senza via d’uscita.

Sarà necessario:

  • Lasciare andare le zavorre di una vita di condizionamenti
  • Imparare ad osservarsi e ascoltarsi nel momento presente
  • Volerne fermamente uscire
  • Accettare qualunque aiuto ci giunga (abbiamo aiutato tanto ora è il nostro turno)

Memorie da pulire

Si tratta proprio di memorie da ripulire. Convinzioni radicate, abitudini antiche, condizionamenti di una vita. Ho’oponopono può essere di grande aiuto.

La parola d’ordine è cambiamento! Quella strada che la nostra anima Ama e la nostra personalità scantona. E’ necessario uscire definitivamente dallo stato di comfort.

Naturalmente non c’è da ingaggiare alcuna battaglia contro gli aspetti della personalità che troviamo scomodi o spiacevoli. Il “come dovrei essere” è una trappola che miete una sola vittima, noi.

Tutto quello che siamo e che siamo stati ci è servito a giungere qui dove siamo ora. E’ bellissimo e merita comunque di essere onorato e ringraziato con tutto l’Amore e la riconoscenza di cui siamo capaci.
Ciò che di più autentico chiede di venire alla luce, gradualmente si farà largo tra le macerie. Ed emergerà dall’abisso in tutto il suo splendore. So che è così, non può che essere così.

Roberto Senesi
Giovanna Garbuio

Mi chiamo Giovanna Garbuio non mi piace definirmi, ma se proprio lo devo fare direi che sono una libera pensatrice. Sono inciampata nel 2008 su ho'oponopono e l'ho subito identificato come la via per lasciar andare tutte le domande! Sono stata la prima a scrivere qualcosa di strutturato su Ho'oponopono in Italia.  Sono entrata in contatto con la cultura Hawaiana dunque, quando ancora in italiano non c'era letteratura e quella poca che c'era era per lo più fuori stampa e quindi non più disponibile.

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  1. Utilissimo, grazie, avevi bisogno di leggere qualcosa, sono anni che continui a mandare in malore storie, perché mi devo lanciare ad aiutare una fanciulla nelle situazioni più assurde, poi il caso appunto, non aiuta, perché mi ritrovo sempre persone con storie strappalacrime… Ma ho 31 anni e voglio e devo mettere me al primo posto, ma soprattutto onorare l’amore che una persona mi da nonostante due volte l abbia lasciata, una volta per dubbi su di me e di cosa, non pensavo ritornasse indietro, ergo egoismo, e l altra per una ragazza in difficoltà… Mi rivolgerò da uno psicologo per affrontare il problema, grazie per questo articolo
    Giulio A. Cesoni

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