San Paolo: chi era l’apostolo delle genti?
San Paolo e la nascita del Cristianesimo
San Paolo, l’apostolo delle genti
Saulo di Tarso (San Paolo) siriano di nascita, veniva da una famiglia ebrea benestante, collaborazionista dei romani e che godeva della cittadinanza romana.
Inizialmente Saulo/Paolo perseguitò ferocemente i primi seguaci della chiesa cristiana di Gerusalemme al soldo dei sacerdoti del Tempio, in quanto Gesù e suoi seguaci erano ritenuti dei pericolosi ribelli di estrazione Messianica[1] (gli stessi seguaci che in base a quanto riportato dai vangeli (derivati dalla dottrina di San Paolo), dopo la morte di Gesù ne testimoniarono la resurrezione, da cui derivò l’aspettativa del suo imminente ritorno come Messia martirizzato per restaurare il regno d’Israele, ossia il regno di Dio sulla Terra, in base alla profezia di Daniele).
Fu dunque un feroce persecutore, fino a quando subì una folgorante conversione sulla via di Damasco attraverso la visione di Gesù che gli rivelò la buona novella, che lo portò a condividere, almeno in un primo periodo, le aspettative messianiche della chiesa cristiana di Gerusalemme, per poi “inventare“, in base alle sue visioni celesti, la figura del Gesù Cristo Figlio di Dio teologico.
Da questo momento nasce il Cristianesimo, fondato quindi da San Paolo, non da Gesù.
Le lettere di San Paolo contenute negli Atti degli Apostoli sono tutte cronologicamente anteriori ai vangeli canonici (quelli su cui si fonda la dottrina Cristiana) e ad esse i 4 vangeli si rifanno.
San Paolo e la chiesa di Gerusalemme
La figura di Gesù Cristo delineata dai vangeli dunque ha certamente subito l’influenza di San Paolo, l’apostolo delle genti, che gli ha attribuito caratteristiche teologiche derivate da altre filosofie precristiane ed extra giudaiche, con le quali aveva gran familiarità, mettendo assieme azioni e pensieri di una figura di natura politico/storica e un’altra di natura sacerdotale/mistica.
Naturalmente i giudei-cristiani del primo secolo d.C non potevano certo riconoscersi nell’insegnamento dell’ebreo romano Paolo (definito apostata della Legge) di Tarso che diffondeva la sua dottrina, lontana dalla Legge ebraica, in ambienti mediterranei non palestinesi.
I giudei-cristiani che rimasero sotto la guida di Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, erano in completo disaccordo con la dottrina Paolina che aveva mescolato il messianesimo ebraico tradizionale con concetti derivanti da varie religioni utili per fare proseliti tra i cristiani di origine ellenico-romana, orientale e anche persiana. Per loro San Paolo aveva elaborato da zero una nuova teologia che poco aveva a che spartire con i concetti originali propri dell’insegnamento di Gesù, che rimaneva legato alla tradizione ebraica.
Il Gesù del Cristianesimo è indubitabilmente una ricostruzione a cui hanno contribuito moltissimi autori nel corso dei secoli, ma che ha preso il via da San Paolo e dalle sue connessioni con l’aldilà così discosti dalle origini del cristianesimo sia messianico/ebraico che esoterico/esseno.
San Paolo e le dottrine misteriche ellenistiche
Saulo San Paolo era un profondo conoscitore delle religioni Misteriche quali culti di divinità provenienti dalla Tracia, dall’Asia Minore, dalla Siria, dall’Egitto e diffuse in occidente molto antecedentemente al Cristianesimo. Alla base di questi culti misterici c’era la consapevolezza dell’immortalità dell’anima che veniva redenta dalla morte. In questi culti la salvezza dell’anima dipendeva anche dalla risurrezione degli dei soterici Mitra, Adone, Attis e Osiride, immolatisi volontariamente per la redenzione dell’umanità. Per ottenere la salvezza e la beatitudine nell’aldilà era indispensabile realizzare la purificazione la rinascita e la filiazione divina attuando l’ascesi attraverso il controllo degli istinti e delle passioni.
Le religioni misteriche ellenistiche di cui San Paolo fece esperienza da bambino, avevano come sacramenti principali il battesimo e l’eucarestia. L’eucarestia era il momento in cui cibandosi della carne e del sangue del Dio attraverso l’animale sacrificato si dichiarava la propria affiliazione divina e si realizzava la liberazione da tutte le colpe.
Queste convinzioni erano completamente inammissibili per la teologia ebraica, prova ne sia che per sostenerla i padri della chiesa dei primi secoli d. C. si diedero un gran da fare a negare il fondamento degli originali vangeli Giudeo-cristiani[2] e a trafugarli distruggendoli. Loro è certamente la responsabilità di aver volontariamente eliminato le prime autentiche testimonianze scritte delle origini del Cristianesimo.
I quattro vangeli canonici la cui versione più antica giunta a noi risale al IV secolo d.C. sono la derivazione della revisione filosofica realizzata da San Paolo derivante dalla volontà di trasformare il messianismo nazionale religioso dei Nazarei/Zeloti nella nuova forma di messianismo universale.
Il percorso di San Paolo
In giovane età San Paolo si recò a Gerusalemme per studiare da fariseo. Qui venne in contatto con la corrente reazionaria dei sacerdoti del Tempio, custodi della Legge e quindi difensori della “parola di Dio”, che per convenienza accettava la convivenza con l’impero romano. E venne in contatto anche con la corrente rivoluzionaria messianica che metteva in atto fanaticamente la ribellione all’impero oppressore con la certezza che sarebbe venuto il Messia a restaurare il regno di Israele.
Scelse di stare dalla parte dei sacerdoti e così divenne un feroce e invasato persecutore dell’altra corrente, che considerava formata da una schiera di pericolosi pazzi criminali che volevano sconvolgere il sistema, cacciare i Romani e restaurare il regno di Jahvè, sulla base di illusioni deliranti e fanatiche completamente al di fuori della realtà.
Tra il 33 e il 36 d.C circa Saulo futuro San Paolo, subì una vera e propria folgorazione divina che lo indusse a sovvertire completamente la sua visione e a modificare radicalmente la sua condotta di vita e passò dalla parte di coloro che fino a quel momento aveva perseguitato, sposandone il fanatismo privo di fondamento reale. Gesù sarebbe tornato dal Cielo e avrebbe restaurato il regno dei cieli in Terra.
L’illuminazione si realizzò contemporaneamente ad una rovinosa caduta da cavallo dovuta probabilmente ad un attacco epilettico, patologia a cui era soggetto. Per tre anni Paolo predicò il ritorno di Gesù risorto non avendolo mai incontrato (né lui né i suoi seguaci più stretti) e non sapendo evidentemente niente di lui e della sua vita.
Con gli apostoli non riuscì a confrontarsi nemmeno in seguito, perché data la sua fama di terribile persecutore non ottenne credito da parte di nessuno “degli 11” e della loro cerchia.
Ebbe qualche confronto formale e poco amichevole con Pietro e Giacomo (il fratello di Gesù) attraverso l’intercessione di Barnaba[3], un ebreo della diaspora molto stimato dagli Apostoli, che volle dare a Paolo il beneficio del dubbio. Barnaba viaggiò anche con Paolo, in quanto anch’egli (diversamente da Pietro) pensava che fosse giusto condividere gli insegnamenti di Gesù con il resto del mondo, ma mantenendoli integri e in sintonia con i precetti di Gesù stesso. Barnaba osservò Paolo nella sua condivisione degli insegnamenti, che pare adattasse di volta in volta all’uditorio quasi fosse più importante fare proseliti che diffondere la Vera Parola.
Le divergenze tra Paolo e Barnaba si accrebbero e così Paolo abbandonò Barnaba di cui non aveva più bisogno.
Tuttavia nei primi tempi Paolo a Gerusalemme dunque non poteva circolare liberamente perché inviso ai sacerdoti che lo accusavano di essere un voltagabbana e evitato dalla chiesa cristiana di Gerusalemme perché suo noto persecutore. Tuttavia con la Chiesa di Gerusalemme in seguito ci fu un tentativo di armonizzazione tanto che inizialmente, come abbiamo detto, Paolo ne sposò la dottrina, per discostarsene però molto presto, tanto da arrivare a raccomandare ai “suoi” cristiani di sottomettersi alle autorità temporali, accettare di buon grado le differenze sociali, obbedire ai magistrati e ai funzionari statali e riconoscere l’istituzione della schiavitù.
Da questo momento Paolo cominciò a discostarsi sempre di più dalla dottrina Messianica della Parusia.
San Paolo si stacca dalla chiesa di Gerusalemme
Fu così che il cristianesimo si è sviluppato in due direzioni. La prima di matrice giudaico-cristiana derivante dall’ insegnamento apostolico messianico della Parusia[4] guidato da Giacomo il Giusto fratello di Gesù. La corrente facente capo a Giacomo si basava sulla convinzione che Gesù risorto sarebbe tornato prestissimo tra gli uomini per distruggere l’impero romano e restaurare lo stato di Israele quale regno di Dio in Terra dando il via alla pace e all’armonia per Israele e per tutto il mondo come annunciato dai profeti. Ma partendo da Israele e dal suo popolo (o forse più probabilmente solo per Israele e per il suo popolo):
“Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani, rivolgetevi, piuttosto, alle pecore perdute della casa d’Israele»”
Matteo 10,5-6
Una corrente dunque che si sviluppò in armonia e in evoluzione alla legge ebraica e relativamente in sintonia con la divulgazione della filosofia sposata da “Gesù storico”. Il cristianesimo della corrente di Gerusalemme del primo secolo era senz’altro una derivazione della religione ebraica,
«Non sono venuto ad abolire la Legge (mosaica) o i Profeti ma per darle pieno compimento»
Matteo 5,17
Questo filone che pareva il più accreditato e poggiante su fondamenta solide perché derivante dal Gesù Nazareno, storicamente vissuto[5], ha invece avuto vita breve in quanto è stata completamente spazzata via con i gravissimi scontri del 66/70 d.C. e del 135 d.C. con cui lo stato di Israele fu annientato e gli ebrei dispersi.
La relativa filosofia, espressione dell’integralismo nazional religioso yahwista, che ricade sotto il nome di messianesimo, diffuso dagli esseni e dagli zeloti, è stata cancellata dalla faccia della Terra ed ogni sua reale testimonianza distrutta.
L’altro filone di derivazione ellenistico-pagana fu direzionato da San Paolo di Tarso e dopo una brevissima sottomissione alla chiesa di Gerusalemme, si pose decisamente in contrasto con la tradizione e si staccò completamente da essa affermando molto esplicitamente che il suo era l’unico insegnamento vero perché derivato direttamente da Dio tramite la sua diretta connessione (atteggiamento che divenne poi la prerogativa e uno dei cardini della Sacra Romana Chiesa). La sua autorità derivava dall’investitura divina.
“Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre”
Galati 1,1
San Paolo e il cristianesimo misterico ellenistico orientale
Sostanzialmente dunque San Paolo dichiarandosi convertito riuscì a convertire il messianesimo degli ebrei esseni e zeloti in un culto misterico ellenistico orientale.
Il distacco dalla legge ancestrale era sempre più netto. San Paolo stesso invitava i nuovi cristiani a rifiutare la legge mosaica, la frequentazione del tempio e la circoncisione. Paolo elaborò una sua specifica teologia che aveva davvero poco a che fare con Gesù e con la dottrina professata dai seguaci del Nazareno.
I precetti acquisiti dalla Chiesa cattolica derivano dagli insegnamenti di San Paolo.
Risulta molto attendibile la versione secondo cui fu San Paolo il fondatore del Cristianesimo come lo conosciamo oggi, distantissimo dal Cristianesimo Messianico delle origini. La tradizione cristiana non si rifà certo allo storico Gesù Nazareno e nemmeno alla tradizione apostolica derivante dagli insegnamenti di Gesù. San Paolo non ha trasmesso gli insegnamenti degli apostoli che per altro pare fossero tutt’altro che pacifici e pacifisti, ma nemmeno gli insegnamenti contenuti negi scritti apocrifi e gnostici, tanto che nei vangeli di Tommaso, Maria, Giuda e Barnaba (comparsi “dal nulla” in tempi in cui non era più possibile manipolarli) per citarne alcuni, non si parla minimamente né di crocifissione, né di resurrezione, né di eucarestia, né di battesimo, né di diverse altre cosette.
San Paolo l’apostolo delle genti
San Paolo definito apostolo delle genti non è stato formato Apostolo da nessuno. Egli è apostolo per canalizzazione e sappiamo bene come la canalizzazione non sia mai completamente libera dall’influenza del canale stesso. L’insegnamento che Paolo trasmette non l’ha ricevuto da Gesù che non ha mai conosciuto e non l’ha ricevuto dagli apostoli con i quali è andato ben presto in conflitto, l’ha ricevuto per sua precisa ammissione, da se stesso attraverso la sua canalizzazione o se vogliamo dargli credito, direttamente da Dio.
“Il vangelo annunziato da me non è a misura di uomo: infatti né io l’ho ricevuto da un uomo né da un uomo sono stato ammaestrato, ma da parte di Gesù Cristo, attraverso una rivelazione”
Gal 1,11 -12
L’evoluzione della dottrina di San Paolo
Come visto inizialmente anche la dottrina di San Paolo aspettava il ritorno in carne ed ossa di Gesù risorto in tempi brevi. Quando però questo evento si fece attendere troppo e cominciò a generare malcontento, oltre che a rivelare un’insostenibile convivenza con la messianità ribelle della chiesa di Gerusalemme, per salvare la nuova religione, San Paolo deviò verso l’ideologia delle religioni misteriche ellenistiche basata sulla consapevolezza dell’immortalità dell’anima e sulla necessità di redenzione attraverso la mediazione divina per ottenere la salvezza (cosa che non centra niente di niente con la dottrina ebraica).
Posticipò dunque il ritorno di Gesù risorto al giorno del giudizio e trasformò il Messia crocifisso nell’unico possibile redentore dell’umanità. Gesù diventa attraverso la personale invenzione (ispirazione) teologica di San Paolo (ispirata dalla sua illuminazione sulla via di Damasco) l’unico figlio di Dio immolatosi sulla croce come unica possibilità di redenzione per l’umanità peccatrice.
Nasce quindi un nuovo Cristianesimo sacramentale e trascendente che sostituisce il materialissimo avvento del messianico regno di Dio in Terra, su cui si basava tutta la dottrina degli Apostoli in osservanza scrupolosa della Legge Mosaica. Una dottrina che invece abbandona completamente la tradizione e l’esclusivismo ebraico per sostenere il concetto greco dell’immortalità e della beatitudine del Regno di Dio nell’aldilà.
Inoltre sempre dalle tradizioni misteriche elleniche Paolo trae il concetto di redenzione attraverso la mediazione divina, ma la infarcisce (sulla sua esperienza, per espiare il suo personale pesantissimo senso di colpa, diventato l’asse portante della sua vita, in quanto ex persecutore) di necessità di espiazione attraverso la sofferenza.
San Paolo e la Teologia della Croce
Ecco quindi che prende forma la teologia della croce che farà ruotare attorno al centro colpa/penitenza/espiazione tutta l’esperienza cristiana dei secoli successivi, non più come esperienza trasmutativa interiore, ma come fatto cosmologico oggettivo.
La premessa è che l’uomo nasce peccatore colpevole e disarmonico perché ha gravemente disobbedito alle regole divine con la sua ribellione, anche se tale colpa effettivamente non è possibile sapere in cosa consista. Tuttavia tale colpa esiste ed è alla base della relazione Uomo/Dio. Da qui la prima pesante incongruenza tra la visione misterica di Dio Amore e l’effettiva proposta della nuova dottrina di un Dio intransigente e punitivo. Nasce così la visione del Paradiso e dell’Inferno eterni.
Paolo dunque trasforma Gesù Nazareno in Gesù Cristo Figlio di Dio incarnatosi come Uomo/Dio e poi immolatosi per la salvezza del genere umano. Con San Paolo Gesù diventa l’unica salvezza per l’uomo, l’agnello sacrificale che rende possibile la nuova ed eterna alleanza, sanando con il versamento del proprio sangue il peccato ancestrale e irreversibile dell’uomo.
La dottrina cambia e il regno di Dio non si sarebbe più manifestato in Terra in tempi brevi (eliminando così qualunque rischio di essere contraddetto dai fatti), ma divenne una dimensione postuma da realizzarsi nell’aldilà a patto di aver seguito determinati precetti nell’al di qua. Precetti che sottostanno ai bisogni di espiazione dello stesso San Paolo, che attraverso la dottrina dell’espiazione pareggia il proprio conto con Dio, a causa del copioso sangue cristiano che la sua mano aveva versato.
Dobbiamo aspettare la riemersione dei vangeli apocrifi
Solo 2000 anni più tardi vangeli come quello di Tommaso, riusciranno a mettere in dubbio questa visione, nelle menti e nei cuori più aperti.
Il Vangelo di Tommaso prospetta un messaggio tosto distante dalla posizione Paolina: riassume la salvezza in un processo ascetico personale e non suppone una teologia della croce o prospettiva di redenzione dal peccato originale neppure contiene il concetto di vittima sacrificale: la salvezza è qualcosa che l’uomo conquista per se stesso nel continuo confronto con Dio costantemente assistito da lui seguendo un sentiero già tracciato da Gesù.
Gianni Tadolini
Gesù non è negli apocrifi la vittima espiatoria di nostri colpi ancestrali, né il figlio di Dio che vuole essere adorato, ma l’uomo che si è proposto come esempio per insegnarci a vivere con serenità, con la coscienza tranquilla che non si lascia corrompere e contaminare dal male
Marcello Craveri
La chiesa di Gerusalemme scompare e lascia via libera alla dottrina di San Paolo
Il cristianesimo giudaico si concluse definitivamente con le guerre giudaiche del 70 e del 135 d.C. che condussero alla distruzione di Gerusalemme e della Palestina e alla diaspora degli israeliti. Il cristianesimo di Paolo beneficiò della scomparsa del suo antagonista e si diffuse tra i pagani dell’impero romano dando origine alla nuova religione cristiana.
L’immortalità (questione completamente ignorata dalla dottrina ebraica) diventa la colonna portante di tutta la nuova teologia, e insieme a questa l’altro pilastro è rappresentato dalla necessità di redenzione per l’uomo peccatore.
Per Paolo la redenzione del Cristiano è la crocifissione di Gesù Cristo (aggettivo che perde qualunque collegamento con la messianità della Parusia), che immolandosi salva l’umanità dal peccato originale. Peccato originale (colpa) e crocifissione (sofferenza) diventano concetti inseparabili.
“Peccato non existente, incarnatio non fuisset”
Tommaso D’Aquino
Dio si è incarnato in Gesù per redimere l’umanità peccatrice immolandosi ed elargirle l’immortalità. Ma naturalmente tale redenzione e perdono non è riservato a tutti, prima bisogna sottostare al giudizio divino per stabilire se meritiamo la gioia eterna (paradiso) o la dannazione eterna (inferno).
E qui però ci vengono in aiuto i precetti di San Paolo che se seguiti alla lettera (cosa estremamente difficile data la bruttura terribile della natura umana gravata dal peccato originale) ci garantiranno di vivere una vita virtuosa e meritare quindi la redenzione nell’aldilà. Ninete a che vedere con la dottrina della gioia presente nei vangeli apocrifi.
La corruzione della natura umana dominata da potenze demoniache è un punto fermo della nuova dottrina. La fede nel Cristo mistico è ciò che era stato rivelato a san Paolo nella sua personale epifania durante la caduta da cavallo e fu quella che trasformò Gesù Nazzareno Messia restauratore del Regno d’Israele e annientatore dell’Impero romano in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio Unigenito di Dio. Questo processo di deificazione fu ufficialmente conclamato nel 325 con l’apporto dell’Imperatore Costantino nel Concilio di Nicea.
San Paolo e il battesimo e l’eucarestia
Anche l’acquisizione del rito del battesimo, insieme a quello dell’eucarestia (già in uso tra i pagani) è dovuto a San Paolo che ci vide un buon sostituto iniziatico alla circoncisione, che non era possibile far accettare ai pagani.
Cosa sarebbe stato il cristianesimo senza di te l’interpretazione Paolina? Quanto la catechesi e la stesura di tutti i resoconti Leo testamentari è stata influenzata dal pensiero dell’apostolo delle genti? La configurazione del credo cristiano, così come ad oggi risuona nel mondo cattolico, protestante e nella Chiesa d’oriente, sarebbe stata un’altra cosa senza San Paolo?
Gianni Tadolini
[1] Storicamente Gesù Nazareno risulterebbe essere stato tra il 7 a.C. e il 36 d.C. circa, un nazireo-esseno-zelota proclamatosi Messia davidico, morto crocifisso per ribellione armata contro l’Impero Romano.
[2] Vangelo degli Ebioniti, Vangelo dei Nazareni, Vangelo degli ebrei della cui esistenza abbiamo certezza attraverso le citazioni, ma che sono completamente scomparsi
[3] Barnaba fu un discepolo diretto di Gesù (lui si definisce Apostolo). A lui è attribuito l’apocrifo Vangelo di Barnaba
[4] Attesa del ritorno di Gesù in carne ed ossa risorto dalla morte come restauratore del regno di Dio di esclusiva natura terrena.
[5] Giovanni nato a Gamala , figlio di Giuda il Galileo, discendente davidico della famiglia degli Asmonei, Nazireo e Zelota, che tentò di rovesciare il potere dell’impero romano sugli ebrei insieme ai suoi fratelli Simone, Giacomo, Giuda e Giuseppe e il nipote Lazzaro (gli stessi nomi degli Apostoli) per restaurare il Regno di Dio in Israele come dichiaravano le antiche profezie .Fu catturato dai romani e crocifisso per insurrezione armata nel 36 d.C. dopo essersi insediato a Gerusalemme come Re dei Giudei. Sulla sua croce venne affisso il noto capo di imputazione Iohannes Nazireus Rex Iudaeorum
Bibliografia
Inchiesta sul cristianesimo – Corrado Augias
Inchiesta su Gesù – Corrado Augias
Lettere di Paolo – G. Barbaglio
La teologia di Paolo – G. Barbaglio
Il pensare dell’apostolo Paolo – G. Barbaglio
L’esperienza religiosa di Paolo – M. Pesce
Paolo, la Scrittura, la Legge – Antonio Pitta
Paolo e le parole di Gesù – L. Walt
Nuove ipotesi su Gesù- David Donnini
La favola di Cristo – Luigi Cascioli
L’invenzione del Cristianesimo – Leo zen
Cristo un mito inventato – Emilio Salsi
Un uomo chiamato Gesù – Marcello Craveri
Gesù il ribelle – R. Aslam
Prima dei vangeli – B.D. Ehrman
E Gesù diventò Dio – B.D. Ehrman
Veramente interessante! Grazie per questa tua ricerca. È un argomento che mi appassiona!
😜😁 come ti capisco 😁
Molto interessante!
Sembri quasi una detective spirituale!
Grazie
Lo sono 🤪 😜 😝
Cara Giovanna ti seguo da parecchio tempo con hohoponopono e mi fa molto piacere che ti sia inoltrata in questo percorso difficilissimo che “spiega i grandi imbrogli della religione”arrivare a 69anni ed avere queste informazioni mi fa sentire molto male e tradita da chi pensavo fossero i “mastri di vita “che tristezza per non dire di peggio😞😞😞
No Marina non dire così… gli insegnamenti profondi del Vangelo (coadiufati dalla saggezza degli apocrifi) rimangono potenti. Credo che quest’analisi semplicemente li liberi da tutti gli inutili dogmi che li oscuravano e a mio avviso ne limitano la potenza
buonasera, interessante ricostruzione.mi piacerebbe conoscere le fonti.buon lavoro
Ma certo. In calce all’articolo trovi tutta la bibliografia
Gentile Giovanna, la sua dissertazione su Paolo mostra chiaramente la sua totale incomprensione di chi lui sia stato e divenuto, e di cosa abbia rappresentato nella vera "qahal" (assemblea di credenti) fondata dal Messia Yahushua, che non è rappresentata nè dalla chiesa cattolica nè da nessun altra denominazione religiosa passata o presente. Del resto le Scritture testimoniano che l'APOSTASIA ha contaminato la qahal già nel primo secolo dopo la morte del Messia, figuriamoci cosa sia diventata oggi nei deliri di esegeti e presunti teologi a cui lei stessa si va ad abbeverare, guardando le sue "fonti".
Le propongo un articolo che fa luce sul vero Paolo e sulla vera Via del Messia che non ha niente a che fare con quel cristianesimo di cui Lei parla e nemmeno con i vangeli apocrifi, o con il "vangelo secondo me" che è quello che va sempre per la maggiore..
Cordialmente
https://www.ha-qahal.info/paolo-e-stato-falso-profeta-come-dicono-alcuni-o-un-vero-apostolo/
Grazie Ariela per il suo contributo