Cos’è la sofferenza e senso della sofferenza come opportunità di crescita
[inserito]
Cos’è la sofferenza… che senso ha stare male?
Cos’è la sofferenza? Vediamolo insieme partendo da un domanda che mi è stata fatta recentemente.
La domanda è: “come posso mantenere un atteggiamento olistico se sto male?”
Chiedersi come riuscire a mantenere la visione olistica, spirituale, con la consapevolezza che qualunque cosa stia accadendo contiene un’opportunità di bellezza per noi, quando stiamo male, significa che principalmente stiamo dichiarando che tutto ciò che siamo è che “stiamo male” e solo su quello ci stiamo focalizzando.
Ma lo sappiamo cos’è la sofferenza?
Questa è una domanda, così come è posta, che possiamo farci solo da una posizione di squilibrio non sapendo cos’è davvero la sofferenza, e rimanendo ingabbiati solo sull’effetto che la sofferenza ha su di noi.
“Come possiamo mantenere o recuperare una visione che, poiché stiamo male, non abbiamo più?”
Ciò che voglio contro ciò che non voglio. Ecco cos’è la sofferenza.
Con questa domanda stiamo dichiarando, anzi proprio “decretando” che c’è qualcosa che vogliamo e che non abbiamo e qualcosa che non vogliamo, che invece è precisamente quello che abbiamo in questo momento.
Ci sta accadendo (per determinazione di non si sa quale forza fuori di noi) qualcosa che non vogliamo sperimentare, qualcosa di sbagliato, che è necessario cambiare per permettere a noi stessi di stare bene, anzi di “recuperare la visione olistica” appunto.
Vogliamo recuperare una visione animica di bellezza che non è la visione fisica che abbiamo in questo momento.
Tutto è Uno
Ma se tutto è Uno è possibile che la visione animica/spirituale sia diversa d quella fisica/mentale?
Una domanda di questo tipo, un bisogno di questo tipo, ci sta mostrando la nostra posizione di squilibrio, la nostra prospettiva distorta attuale, che peraltro è probabilmente anche il motivo più profondo per cui stiamo soffrendo
Quando ci troviamo da una prospettiva di separazione
- come sto che è diverso da come dovrei stare,
- cosa vedo che è differente da cosa dovrei vedere,
- come vanno le cose e come invece dovrebbero andare
Stiamo inevitabilmente male. Ecco cos’è la sofferenza.
La sofferenza è la percezione della separazione come realtà
Ogni volta che sento una differenza tra anima/spirito e mente/materia, significa che sto percorrendo la strada della sofferenza, sto seguendo le indicazioni della paura e non quelle dell’Amore.
La questione è una faccenda di punto di vista, non di fatti! Ci troviamo a guardare la Vita da un punto di vista non efficace per il nostro benessere, per la manifestazione della nostra Gioia.
Essere Unità
Noi non possiamo recuperare una visione olistica unitaria. Non possiamo restare in una visione olistica unitaria. Possiamo solo essere Unità! E se siamo Unità non possiamo entrarci o uscirne. Lo siamo!
Naturalmente siamo umani. E stiamo facendo un’esperienza molteplice per cui la consapevolezza dell’Unità è ovviamente uno stato di coscienza che nella migliore delle ipotesi, va e viene.
Tuttavia noi siamo Unità sempre, ma non ce ne rendiamo conto, e quando non ce ne rendiamo conto significa che stiamo guardando le cose da una visione separata e quindi inefficace e questo è il vero motivo per cuisperimentiamo la sofferenza
Grandi cuori grandi prove
Allo stesso tempo grandi prove sono il segno di grandissime potenzialità, che senza di tali prove evidentemente non saremmo riusciti ad esternare.
In ognuno di noi c’è il potere di cambiare radicalmente la propria vita e ritrovare l’armonia e la serenità per se stesso e per chi ci circonda.
Dobbiamo davvero arrivare a volere completamente il nostro bene sopra ogni cosa anche a costo di impegnarci al limite massimo delle nostre capacità, dove siamo convinti di non farcela, verso la nostra centratura, perchè senza questa intenzione tutto rimane una sterile idea che ci lascia nel dolore e nello sconforto.
E questo può avvenire in molti momenti della nostra vita.
Non dobbiamo stare “in balia” della parte che decide di accettare la sofferenza come percorso inevitabile dell’esistenza.
Prendiamo in mano le redini e riconosciamo la nostra grandezza spirituale: Uhane Nui Au!
Presenza è la soluzione
La via dunque per uscire dalla strada della sofferenza è quella di renderci conto di stare percorrendo la strada della sofferenza nel momento in cui la stiamo percorrendo.
Renderci conto di non riuscire a comprendere come la strada della sofferenza e la strada della gioia siano in effetti la stessa strada.
E qui mi rendo conto che il paradosso si fa quasi insostenibile. Tuttavia lo strumento per superare questo paradosso ce l’abbiamo ed è qualcosa di sempre disponibile e si chiama capacità di presenza.
Rendersi conto di essere in un momento di visione distorta nel momento preciso in cui la nostra visione è distorta. Il sintomo più evidente di una visione distorta è la sofferenza. Ecco cos’è la sofferenza!
Quando soffriamo la nostra visione è sempre distorta, perchè da una prospettiva cosmica (consapevolezza in cui la vita stessa è eterna) nemmeno la morte è “un male”, ma solo un passaggio, un percorso che in un determinato caso passa da lì, e che da lì può cogliere le più ampie opportunità.
L’Essere non teme la morte, perché sa bene che non esiste. (…) Non ci stiamo separando Sagredo, la separazione non esiste. Siamo tutti Uno, in eterno contatto con l’Anima Unica…
Giordano Bruno
Cos’è la sofferenza? Forse un’opportunità di crescita?
Ed ecco perché ogni tipo di problema, ogni tipo di sofferenza è sempre una grande opportunità di espansione e di crescita se lo sappiamo/possiamo cogliere.
Con questo non intendo (come Cesare Pavese) che la sofferenza non serve a niente… quando si verifica ha certamente la sua utilità, ma la mia visione continua ad insegnarmi che alla sofferenza, prima, c’è sempre una potenziale alternativa.
Presenza! “Vegliate!” Ci ha ripetuto fino allo sfinimento sempre il solito capellone 2000 anni fa.
Tutto ciò che ci permette di ritornare ad uno stato di gioia e quindi di connessione con noi stessi, stimola, aiuta, veicola la percezione dell’Unità, che non è altro che il riconoscere e riconoscersi Amore.
Quindi la domanda più utile da porsi quando stiamo soffrendo, giusto per tornare ad Ho’oponopono, è:
“Cos’è dentro di me che provoca il manifestarsi di tutto questo?”
O se vogliamo spiegarlo energeticamente meglio
“Quale mia convinzione non mi permette di cogliere l’Unità in questa situazione?” … “Cosa dentro di me mi provoca una visione distorta delle cose?”
La presenza necessaria a comprendere che è qualcosa dentro di me, una convinzione dento di me, che mi fa percepire il Mondo come un luogo brutto e sbagliato, e non il Mondo che è un luogo brutto e sbagliato oggettivamente, è già risolutiva.
Ancora una volta ripeto che è sufficiente assumersi la totale responsabilità di ciò che accade, senza bisogno di individuare quale specifica memoria determina ciò che accade per essere risolutivi.
“Benedico il bene presente in questa situazione e chiedo di vederlo”
In questo modo abbiamo già spostato il punto di vista e vediamo già le cose da un’altra prospettiva.
Soffrire non è necessario
La sofferenza è normale, tutti gli esseri umani soffrono chi più chi meno. E’ naturale, anche se non mi stancherò mai di ripetere che non è necessario.
Quindi cos’è la sofferenza? Più viviamo ciò che ci accade (che ci siamo attratti) con resistenza, con attrito, più inevitabilmente soffriamo. Ma la resistenza, l’attrito si originano da una visione separata delle cose: ciò che vedo è diverso da ciò che dovrebbe essere. Ecco che a quel punto la sofferenza che ne deriva è il sintomo che ci mostra la malattia. E’ l’indicazione che c’è qualcosa su cui dobbiamo lavorare. Che una parte di noi necessita della nostra attenzione. La lucina gialla che ci dice che non c’è più benzina nel serbatoio. E’ il piombo che possiamo trasformare in oro.
Cos’è la sofferenza? L’opportunità di riconoscere l’Unità
Ecco dunque che la sofferenza non è qualcosa di cui dobbiamo liberarci, ma è in effetti qualcosa di indispensabile (quando si verifica) per poter riconoscere l’Unità dentro e fuori di noi, per poter ampliare la visione. E nel momento in cui la sofferenza si manifesta è sicuramente indispensabile, perché evidentemente non siamo riusciti ad ottenere gli stessi risultati per una strada meno invasiva.
Cos’è la sofferenza: un allarme che suona
La sofferenza, che è sempre l’ultima spiaggia, che si verifica quando non siamo riusciti ad ascoltare tutti gli altri segnali che hanno cercato di mostrarci la stessa cosa, è una sirena d’allarme. Quando l’allarme suona… hai voglia a non accorgertene! Quando l’allarme suona fa un tale casino che vai subito a vedere cosa sta succedendo!
Cos’è la sofferenza dunque? La sofferenza è un allarme! Non serve spegnere la sirena e basta. Certo spegniamo la sirena (guariamo, alleviamo il sintomo), ma contemporaneamente ci mettiamo da un punto divista tale per cui riusciamo a capire se i ladri in casa ci sono o non ci sono… E nel caso l’allarme sia stato fatto scattare da un gatto… faremo comunque uscire il gatto.